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Disabilità ed impoverimento: un binomio ancora attuale

Pubblicato il 26/04/2017 - Letto 2394 volte
Il Rapporto "OsservaSalute2016" rileva l'andamento del binomio disabilità-povertà: i temi della qualità di vita e dell'equità come punti di partenza per affrontare l'oggettiva influenza tra condizione di disabilità ed impoverimento.

La connessione tra condizione di disabilità ed impoverimento è tra i risultati del Rapporto "OsservaSalute2016" (link a sito esterno) prodotto dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. Nel capitolo "Disabilità" dell'appena citato documento, emerge la chiara conferma che per le persone con disabilità, le proprie limitazioni sono tutt'oggi fortemente collegate ad una percezione negativa del proprio stato di salute e, se tra l'altro coincidenti con difficoltà economiche, rendono maggiormente complessa la soddisfazione dei bisogni personali considerati necessari dalle stesse persone con disabilità e dalle rispettive famiglie.

Considerata la definizione fornita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che definisce Salute il risultato di una molteplicità di determinanti di tipo sociale, ambientale, economico e genetico, il Rapporto "OsservaSalute2016" rileva come tra i fattori associati ad una percezione negativa del proprio stato psico-fisico ci siano le condizioni socio-economiche della persona. Queste ultime, se sommate alla presenza di limitazioni nelle attività quotidiane e alla perdita di ruolo sociale dovuta principalmente allo stato emotivo e all'invecchiamento, sono fattore di un potenziale rischio di peggioramento della propria condizione di salute, compresa quella psico-sociale che, spesso, funziona da antidoto contro l'esclusione sociale.

I risultati del Rapporto "OsservaSalute2016"

I dati prodotti dalle statistiche Europee sulla disabilità nel quadro del progetto European Disability Measurement Project a cui il Rapporto fa riferimento, mostrano una condizione di difficoltà delle famiglie i cui componenti sono persone con disabilità nell'affrontare spese mediche, nel sottoporsi a cure odontoiatriche e nell'usufruire di visite mediche specialistiche o di un trattamento riabilitativo.

I risultati dell'indagine dimostrano che le persone con disabilità hanno maggiore difficoltà a soddisfare i propri bisogni primari ed avere una conseguente percezione positiva del livello di qualità della vita, rispetto a persone senza limitazioni nelle attività quotidiane. È interessante la differenza che emerge dall'analisi dell'andamento del fenomeno sull'intero territorio Nazionale. Nello specifico, nell'Italia Meridionale si parla di una maggiore influenza della condizione di disabilità con conseguente percezione negativa della propria realizzazione personale e della soddisfazione dei propri bisogni dovuta a scarse disponibilità economiche: il 15/20% delle persone con disabilità dichiara di aver rinunciato a visite mediche, trattamenti specialistici ed odontoiatrici.

Tali percentuali, tuttavia, debbono essere amalgamate al contesto territoriale da cui emergono, in cui anche persone senza limitazioni nelle attività quotidiane percepiscono il proprio livello di qualità della vita e il proprio stato di salute in modo negativo, ma comunque sono un'interessante cartina di tornasole per capire quali dinamiche caratterizzano, ad oggi, il tema dell'accesso alle cure in Italia.

Dalla descrizione dei risultati appena accennata emergono dunque le inefficienze dell'equità, per cui proprio chi ha maggiori bisogni, si trova ad essere in condizioni di svantaggio più alto. I dati ISTAT da cui sono state elaborate le informazioni date dal Rapporto, rivelano che lo svantaggio per le persone con limitazioni nelle attività quotidiane e le rispettive famiglie non è unicamente legato a differenze di reddito, ma alla reale capacità di convertire le proprie risorse economiche/reddituali in soddisfazione dei bisogni.

L'indicatore della "rinuncia"

Il Rapporto, utilizzando i dati dall'Indagine Multiscopo dell'Istituto Nazionale di Statistica "Aspetti della vita quotidiana" per l'anno 2014 (link a sito esterno), descrive i risultati con riguardo alle rinunce ad affrontare spese, a usufruire di visite mediche specialistiche e di trattamenti terapeutici per motivi economici.

Interessante è il confronto prodotto dal Rapporto tra le percentuali di persone con e senza limitazioni nelle attività quotidiane e che vivono in famiglia, le quali dichiarano di aver rinunciato a tutto ciò di cui si è detto sopra a causa di difficoltà economiche.Emerge, infatti, una consistente differenza tra persone con e senza limitazioni ad avere accesso a prestazioni sanitarie: su tutto il territorio nazionale, tra le persone con limitazioni sono il 20,7% a dichiarare di non avere i soldi per pagare le spese per malattie e il 14% di rinunciare a visite mediche o a trattamenti terapeutici pur avendone bisogno; mentre, rispettivamente, il 9,3% e il 3,7% tra le persone senza limitazioni.

Un dato rilevante è quello che riguarda le cure odontoiatriche, le quali, per la maggior parte non sono garantite dai Livelli Essenziali di Assistenza e sono a totale carico delle persone e delle famiglie. Rispetto a questo tipo di prestazioni, le percentuali mostrano come su tutto il territorio nazionale le rinunce a tali servizi sono per il 22% attribuite a persone con limitazioni e per l'8,3% a persone senza limitazioni. I dati riportati dimostrano un'oggettiva dipendenza tra condizione di disabilità e una maggiore difficoltà di accesso a prestazioni sanitarie a causa di scarse risorse economiche personali e/o familiari.

In conclusione, considerato che i Livelli Essenziali di Assistenza sono posti a garanzia per l'accesso alla maggioranza delle prestazioni sanitarie, a nostro avviso si ritiene che la necessaria rinuncia a quest'ultime a causa di difficoltà economiche, dimostri le mancanze di un sistema che non solo è a tratti insufficiente per il soddisfacimento dei bisogni delle persone con limitazioni nelle attività quotidiane, ma a prescindere, per tutti i cittadini più fragili che necessitano di tutele maggiori.

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