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Cosa prevede il Disegno di Legge di Stabilità (la Finanziaria del 2013)

Pubblicato il 18/10/2012 - Letto 4137 volte
Il Disegno di Legge di Stabilità del 2013 ha fatto parlare molto di sé, per via delle drastiche manovre economiche che prevede. Lo stesso Presidente del Consiglio Mario Monti, in conferenza stampa, ha affermato di non aver utilizzato «un fine bisturi» data la gravità delle questioni in ballo. Tuttavia, sebbene il testo ufficiale abbia "epurato" alcune parti estremamente discutibili, rimane ancora una manovra molto dura. In questo approfondimento cercheremo di individuare i punti cardine del Disegno di Legge che dovrà essere approvato dal Parlamento entro il 31 dicembre 2012.

C'è chi - come Giorgio Genta, padre di una persona con disabilità, sulle pagine di Superando.it - l'ha chiamato «eugenetica finanziaria»; al contrario, c'è chi - come Vittorio Grilli, Ministro all'Economia, in conferenza stampa - l'ha chiamato «un segnale forte al paese»: stiamo parlando del Disegno di Legge di Stabilità (la ex Legge Finanziaria) per il 2013.

Come si capisce, è un Disegno di Legge che provoca reazioni diametralmente opposte da parte di chi è un familiare di una persona con disabilità e chi è il titolare del Ministero dell'Economia del Governo Monti.

Alla luce del testo del Disegno di Legge ufficiale depositato Martedì 16 ottobre 2012, per sommi capi, cerchiamo di capire come si è mosso il Governo nell'individuare i punti cardine della prossima finanziaria e quali sono i rischi e le preoccupazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari.

Cominciamo con ciò che è stato tolto dal testo ufficiale del 16 ottobre rispetto alla bozza circolata precedentemente.


Quello che non c'è

Rispetto alla bozza che ha circolato fino a Martedì 16 ottobre, di cui tanto hanno parlato i mass media e anche i siti specializzati, nel testo ufficiale non ci sono più le seguenti disposizioni:

  • imposizione IRPEF su indennità di accompagnamento a carico dei titolari di tale provvidenza nel caso in cui superino un reddito lordo di 15.000 Euro annui (probabilmente, le motivazioni cha hanno portato il Governo ad abbandonare questa disposizione deriva sia dal clamore mediatico di indignazione nato da questo disposto, sia perché l'introito previsto dal Governo sarebbe stato molto limitato);
  • disposizioni per la riduzione della retribuzione, in casi particolare, dei permessi retribuiti (previsti dall'articolo 33 della Legge n. 104/1992) fruiti da dipendenti pubblici per l'assistenza a congiunti con grave disabilità (anche in questo caso, la misura, per ammissione del Governo, non avrebbe prodotto che 49 milioni di Euro di risparmio).


Quello che rimane

Nel testo ufficiale rimane, invece, l'abrogazione della esenzione IRPEF per le pensioni di guerra e relative indennità. Saranno sottoposte ad imposizione nel caso in cui il titolare possieda un reddito superiore ai 15.000 Euro l'anno. Carlo Giacobini - responsabile di Handylex.org - lo definisce «un segno di disequità che lascia perplessi nelle motivazioni e per l'effettivo ridotto introito a favore dell'erario».

Proseguiamo con una disamina del Disegno di Legge.


I tagli al Servizio Sanitario Nazionale

Il "taglio" alle risorse destinate alla sanità proseguono nel cammino già iniziato della "spending review" (manovre di revisione della spesa). Il testo prevede un risparmio di 600 mila Euro per il 2013 e di un miliardo di Euro per il 2014.

Come? Carlo Giacobini non ha dubbi: «si riducono le spese per gli acquisti di beni e servizi. E fra i "servizi" ci sono anche le convenzioni, ad esempio, per riabilitazione». Per capire cosa intende Giacobini, si legga il punto successivo.


La ripercussione sui costi delle prestazioni delle cooperative

Infatti, il testo prevede una disposizioni che fa molto discutere: innalzare l'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) applicabile sulle prestazioni fornite dalle cooperative di tipo A (quelle che si occupano di infanzia, anziani, assistenza domiciliare, disabilità, tossicodipendenza, ecc.) dall'attuale 4% al 10% (che, dal 2013, tra l'altro, salirà all'11%, vedi punto sull'IVA).

Il problema, dal nostro punto di vista, è che le cooperative sociali sono fra i principali fornitori di servizi sociali, sanitari ed educativi per gli Enti locali e, spesso, per le famiglie. Con questo aumento dell'IVA, aumenterà, conseguentemente, anche il costo dei servizi per Comuni e famiglie (rispettivamente al 70% sui Comuni e al 30% sulle famiglie); oppure, il costo rimarrà lo stesso, ma diminuirà il numero delle prestazioni erogate; infine, potrebbe ingenerare anche fenomeni di elusione fiscale.

Per Andrea Oliviero, portavoce Nazionale de Forum del Terzo settore, questo innalzamento dell'IVA è inaccettabile: «[…] significa - afferma sulle pagine di Superando.it del 15 ottobre 2012 - impedire la prosecuzione delle loro attività [delle cooperative di tipo A, N.d.R.] e minare profondamente il welfare della sussidiarietà, quello che coinvolge le organizzazioni del privato sociale anche nella realizzazione dei servizi essenziali che le Istituzioni pubbliche non sono più in grado di erogare. A fronte di un gettito finanziario di entità assai modesta, il provvedimento porterebbe pertanto a un'ulteriore riduzione dei servizi sociali, a costi più elevati, a meno posti di lavoro e a una crescita del sommerso […]».


Tagli alle Regioni

Il Disegno di Legge aumenta i tagli alle Regioni a statuto ordinario di 2 miliardi di Euro (uno per il 2013 e l'altro per il 2014). Giacobini precisa che questi tagli sono «riduzioni ulteriori rispetto a quelli previsti negli ultimi due anni e alle retrazioni derivanti dal Patto di Stabilità».

La riduzione delle tasse con le nuove aliquote IRPEF: a chi gioveranno?

Le aliquote IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) consentono di calcolare le tasse sul reddito fiscalmente imponibile dei cittadini contribuenti. Le aliquote sono formulate per scaglioni sul reddito fiscalmente imponibile del singolo contribuente e il calcolo dell'IRPEF si basa sull'applicazione delle varie aliquote sugli scaglioni del reddito del contribuente: ad ogni scaglione del reddito fiscalmente imponibile è applicata l'equivalente aliquota fiscale per determinare l'imposta da pagare. Allo stato attuale, gli scaglioni e le aliquote sono i seguenti:

  • con un reddito da 0 a 15.000 Euro, sia applica il 23% di aliquota;
  • da 15.001 a 28.000 Euro, il 27%;
  • da 28.001 a 55.000 Euro, il 38%;
  • da 55.000,01 a 75.000 Euro, il 41%;
  • oltre 75.000 Euro, il 43%.

Il Governo Monti prevede di abbassare l'aliquota della prima fascia di reddito dal 23% al 22% e di abbassare quella della seconda fascia di reddito dal 27% al 26% (ovviamente, gli effetti di questo abbassamento saranno apprezzabili dai contribuenti solo nel 2014, visto che verranno calcolati sui redditi del 2013).

Anche in questo caso, però, le reazioni sono contrastanti: da un lato, il Ministro Grilli e tutto il Governo presentano questo abbassamento dell'IRPEF come un fatto positivo, poiché porterà un risparmio sulle tasse che devono pagare le famiglie, fino ad un massimo di 280 Euro; dall'altro, Giacobini ed altri sottolineano che la manovra "alleggerisce" tutti, ma non incide granché sulla redistribuzione economica ed aiuto alle fasce più basse, visto che, incidendo sulle aliquote dei primi due scaglioni di reddito, il risparmio è per tutti, sia che si abbia un reddito da 28.000 Euro, sia che se ne abbia uno da 100.000 Euro.

Inoltre, il risparmio per le famiglie (tutte, ma soprattutto quelle al cui interno ci sono persone con disabilità) verrà vanificato dalla modifica delle detrazioni IRPEF di cui al punto successivo.


La ragione della modifica alle detrazioni IRPEF

Per capire la parte del Disegno di Legge sulle detrazioni IRPEF, è bene riprendere le fila della storia dei vari provvedimenti che si sono succeduti dal luglio del 2011, ossia gli ultimi atti economico-fiscali del Governo Berlusconi, che ancora oggi segnano le mosse del Governo Monti e, probabilmente, del prossimo governo (a prescindere dal "colore" politico che assumerà). In particolare, si fa riferimento alla Legge n. 111 del 15 luglio 2011 ed alla Legge n. 148 del 14 settembre 2011.

In entrambe le Leggi citate sono strettamente connesse con una riforma assistenziale e fiscale che già il precedente Governo Berlusconi aveva ipotizzato. Di questa riforma assistenziale e fiscale pare che ne abbiamo perso le tracce… in ogni caso, è una sorta di "minaccia" che, da luglio 2011, incombe ed incomberà su tutte le manovre finanziarie successive.

La legge di luglio 2011 prevedeva il taglio lineare delle agevolazioni dei «regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale» del 5% per l'anno 2013 e del 20% a decorrere dall'anno 2014 (ne abbiamo parlato qui); quella di settembre 2011, successivamente, ha anticipato i tempi al 2012 ed aumentato la stima del risparmio atteso di 40 miliardi in tre anni (ne abbiamo parlato qui). Entrambe prevedevano una «clausola di salvaguardia»: sarebbe proceduto al taglio lineare nel caso in cui non si fossero approvati - entro il 30 settembre 2012 - provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale con oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonché l'eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali.

Per intenderci, i «regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale» costituiscono: le detrazioni per le spese sanitarie, per gli interessi sui mutui, per i carichi di famiglia, ma anche le deduzioni per le spese di assistenza per le persone con disabilità non autosufficienti, per gli ausili, per le protesi e molti altri oneri.

Il Governo Berlusconi, ancora nel luglio 2011, elaborò un Disegno di Legge per un testo di riforma fiscale e assistenziale, ma non se ne concluse l'iter (ne abbiamo parlato qui).

Cade il Governo, arrivano i tecnici, ma anche il primo provvedimento del Governo Monti - il Decreto «Salva-Italia» (Decreto Legge n. 201 del 6 dicembre 2011, convertito in Legge n. 214 del 22 dicembre 2011) - prevede la medesima clausola: il taglio lineare delle agevolazioni non sarebbe avvenuto se entro il 30 settembre 2012 fossero entrati in vigore i provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale di cui sopra.

Il 30 settembre 2012 è passato e urge legiferare in materia (del Disegno di Legge sulla riforma, non se ne è saputo più nulla). Il Disegno di Legge di Stabilità 2013, quindi, propone due misure:

  • l'introduzione di una cifra massima detraibile ("sconto fiscale") da applicarsi a buona parte delle detrazioni previste dalla normativa vigente;
  • l'introduzione di una franchigia di 250 Euro per ciascun onere detraibile e per ciascun onere deducibile.


La cifra massima "detraibile"

Il testo del Disegno di Legge prevede una soglia massima di detraibilità di 3.000 Euro: in termini semplici, si contrae la possibile riduzione della base imponibile su cui si calcolano le tasse e, dunque, si assottiglia lo «sconto» fiscale.

Ricordiamo che la «detrazione fiscale» è la possibilità da parte del cittadino contribuente di sottrarre una quota di denaro, stabilita per legge, dalle imposte da pagare. La detrazione dall'IRPEF, quindi, corrisponde alla somma di denaro che viene restituita dallo Stato al contribuente.

Nel testo del Disegno di Legge, ai fini del calcolo della massima detrazione di 3.000 Euro, vengono presi in considerazione tutti gli oneri previsti (e riconducibili) all'articolo 15 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi n. 917/1986, ad esclusione di:

  • le spese sostenute per i servizi di interpretariato delle persone riconosciute sordomuti (ai sensi della Legge n. 381 del 26 maggio 1970);
  • la spesa sostenuta dalle persone cieche per il mantenimento dei cani guida (oggi ammessa in modo forfetario fino a 516 Euro);
  • le spese sanitarie, per ausili, per sussidi tecnici ed informatici per disabili, le spese per l'acquisto e l'adattamento dei veicoli destinati alle persone con disabilità;
  • le spese, per un importo non superiore a 2.100 Euro, sostenute per gli addetti all'assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, se il reddito complessivo non supera 40.000 Euro.


La franchigia di 250 Euro per deduzioni e detrazioni

Le spese deducibili vedranno alzarsi la franchigia da 129,11 Euro a 250 Euro. Potranno essere dedotte solo le spese per la parte eccedente il nuovo limite.

Ricordiamo che la «deduzione fiscale» è la possibilità da parte del contribuente di sottrarre una quota di denaro, stabilità per legge, dal proprio reddito su cui viene calcolato l'ammontare delle tasse annuali che deve pagare.

Un meccanismo simile è previsto anche per le detrazioni. Anche in questo caso, per le detrazioni più comuni, viene prevista la stessa franchigia di 250 euro per ciascuno degli oneri detraibili indicati dal disegno di legge, cioè quelli indicati dall'articolo 15 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

Tra le voci escluse dall'applicazione della franchigia ci sono:

  • le spese sostenute per i servizi di interpretariato dalle persone riconosciute sordomute (ai sensi della legge n. 381 del 26 maggio 1970);
  • la spesa sostenuta dai non vedenti per il mantenimento dei cani guida (oggi ammessa in modo  forfetario fino a 516 Euro);
  • le spese per l'acquisto e l'adattamento dei veicoli destinati alle persone con disabilità;
  • le spese, per un importo non superiore a 2.100 euro, sostenute per gli addetti all'assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, se il reddito complessivo non supera 40.000 euro.

Sebbene, quindi, il testo ufficiale del Disegno di Legge sia più "clemente" della bozza, la nuova franchigia delle deduzioni e delle detrazioni aumenterà, comunque, le spese per il contribuente anche quello con disabilità o che ha un familiare con disabilità a carico.


L'IVA alzata di un punto

A vanificare l'abbassamento di un punto di IRPEF nelle prime due fasce di reddito, inoltre, ci sono anche le disposizione sull'aumento dell'IVA: nel Disegno di Legge di Stabilità, infatti, il Governo prevede per il 2013 l'aumento di un punto percentuale dell'aliquota IVA ordinaria (dal 21% al 22%) e dell'aliquota ridotta (dal 10% all'11%).

Questo disposto, quindi, si aggiunge a quanto detto per l'IVA delle prestazioni delle cooperative portata al 10% (e, dal 2013, al 11%).


La Diagnosi Funzionale per il sostegno scolastico andrà all'INPS

Il disegno di legge tocca anche il diritto all'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e prevede che: «[…] le funzioni di valutazione della Diagnosi funzionale propedeutica all'assegnazione del docente di sostegno all'alunno disabile [...] sono affidate all'istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), che le esercita anche avvalendosi del personale medico delle aziende sanitarie locali senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

Come è avvenuto per gli accertamenti dell'invalidità civile, dello stato di handicap e della disabilità ai fini del collocamento mirato, anche la competenza per effettuare la Diagnosi funzionale verrà posta in capo all'INPS, che, tuttavia, non disponendo di professionalità specifiche proprie nell'ambito della psicopedagogia e della neuropsichiatria, dovrà appoggiarsi alle stesse ASL e gli operatori sanitari.

Visto cosa succede per gli altri accertamenti sanitari, le prospettive non sembrano rosee e i ricorsi, probabilmente, non si faranno attendere troppo. Per l'applicazione di questa nuova prescrizione, in ogni caso, sono previsti successivi decreti attuativi che forniranno indicazioni più precise sulle modalità di ricorso contro le decisioni assunte dall'INPS.

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