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ForumPA 2012: proposte per un nuovo welfare con i princìpi di Agenda 22

Pubblicato il 16/05/2012 - Letto 3058 volte
Al ForumPA di Roma (Forum della Pubblica Amministrazione), Giovedì 17 maggio, si è parlato di welfare. Un gruppo di lavoro di otto persone che sperimentano quotidianamente come implementare una nuova concezione di welfare si sono confrontati per sviluppare "suggerimenti" a soggetti istituzionali. Sei le parole chiave per produrre proposte operative: inclusione, partecipazione, diritti, empowerment, governance, sostenibilità. Da parete del vicepresidente della FISH Umbria ONLUS, Andrea Tonucci, è stata anche l'occasione per diffondere come buona prassi nazionale il metodo di Agenda 22, contenente, in nuce, i sei princìpi del "nuovo" welfare.

Il Tavolo Welfare - all'interno di ForumPA di Giovedì 17 maggio scorso a Roma - ha rappresentato l'occasione per elaborare delle proposte, idealmente rivolte ad un decisore pubblico, per favorire l'innovazione sociale del welfare. Partendo dalla definizione di innovazione sociale quale «attività e servizi innovativi che hanno come scopo quello di rispondere a un bisogno sociale», l'impronta che è stata data al Tavolo Welfare voleva superare l'approccio categoriale che contraddistingue le politiche sociali nel nostro Paese per estendere, al contrario, il concetto di innovazione sociale nel welfare a quelle idee, politiche, piani, servizi, interventi, progetti che adottino un approccio antidiscriminatorio e inclusivo, finalizzato a garantire il rispetto, godimento ed esercizio dei diritti umani di tutti.

Un gruppo di lavoro di otto persone che sperimentano quotidianamente come implementare una nuova concezione di welfare - tra i quali Andrea Tonucci (vicepresidente della FISH Umbria ONLUS) e Daniela Bucci (direttore di Nuovo Welfare) - si sono confrontati per sviluppare "suggerimenti" a soggetti istituzionali secondo un programma molto serrato che individua: ambiti prioritari, tipi di iniziative e progetti da adottare, strumenti di supporto, modalità e criteri per il finanziamento.

Il lavoro di proposte - sulla base anche di alcuni progetti realizzati o in via di realizzazione da parte delle associazioni di riferimenti degli otto esperti (Tonucci, ad esempio, parlerà dell'esperienza di Agenda 22 a Terni) - si è delineato mediante alcune parole chiave che sintetizzano il concetto di innovazione sociale all'interno del welfare.

Esse identificano un approccio che considera la singola persona capace di costruire reciprocità, relazioni e sviluppo per la comunità, purché messa nelle condizioni di partecipare, di poter fare, costruendo in prima persona (e/o con la propria famiglia) il proprio progetto di vita ed attivando le proprie risorse e potenzialità interagendo con un contesto realmente inclusivo.

Le parole chiave dell'innovazione sociale nel welfare sono:

  • Inclusione: un diritto fondato sulla piena partecipazione delle persone in tutti gli ambiti della vita, su base di eguaglianza con gli altri, senza discriminazioni e nel rispetto della dignità e della diversità umana. La persona con disabilità è "cittadino" a pieno titolo e, quindi, titolare di tutti i diritti, a partire da quello alla partecipazione alle scelte sull'organizzazione della società, sulle sue regole e princìpi di funzionamento, che devono essere riscritti in una logica di inclusione di tutti i membri della comunità.
  • Partecipazione: implica che, nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche, si operi con il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone soggette a discriminazione. Implica anche che la persona sia partecipe e protagonista, con la propria storia, le proprie capacità, bisogni e desideri, nella costruzione del proprio progetto di vita (in parte già esistono strumenti innovativi - seppur presenti da anni - all'interno del sistema dei servizi, come il Progetto Individuale, ma se ne regista una scarsa e poco sistematica predisposizione).
  • Diritti: superare l'approccio assistenzialistico e categoriale che contraddistingue ancora le politiche sociali nel nostro Paese, per assumere una prospettiva inclusiva e di contrasto alle discriminazioni, significa anche passare da un approccio centrato sulla soddisfazione dei bisogni ad una prospettiva di tutela dei diritti delle persone.
  • Empowerment: attraverso l'attivazione di risorse e competenze, la persona accresce il proprio "potere" e sviluppa un maggiore senso di sé, utilizzando strategie adeguate per il raggiungimento di scopi personali. Empowerment significa accrescere la capacità di utilizzare le proprie qualità positive per agire sulle situazioni e modificarle: la persona acquista la capacità di perseguire obiettivi commisurati alle proprie possibilità, arriva a conoscere i propri limiti e le proprie capacità, e su di essi costruisce nuove soluzioni. Accanto alla dimensione individuale, esiste una dimensione collettiva, un empowerment sociale, della comunità: pratiche capaci di far crescere il contesto intorno alle persone, diffondendo la cultura delle differenze, ripensando il sistema dei servizi nell'ottica di favorire i processi di "capacitazione" - parola tradotta letteralmente dal concetto inglese di "capability" elaborato dall'economista premio Nobel Amartya Sen ed adoperato dalla filosofa contemporanea Martha Nussbaum, in riferimento all'accrescimento di specifiche capacità personali intese come parti costitutive dello sviluppo economico e umano - e garantendo il rispetto e l'esercizio dei diritti, al fine di produrre inclusione e benefici reciproci, sia per il singolo, sia per la collettività (su questo concetto, vedi anche i concetti di empowerment individuale e empowerment comunitario di cui, in questo sito, si parla spesso).
  • Governance: capacità di aggregare soggetti diversi, potenziandone l'azione: si configura come risposta coordinata e integrata dell'interazione di diversi soggetti che attiva nuove risorse (umane, organizzative, tecnologiche, finanziarie), in precedenza poco valorizzate, e che si generano nuove forme di relazione, intese in un senso non puramente strumentale ma come un esito sociale in sé rilevante.
  • Sostenibilità: il consolidamento delle esperienze proposte dipende dalla possibilità di individuare fonti e flussi di finanziamento regolari che ne permettano la continuità prima e l'espansione poi. Se il senso ultimo dell'innovazione sociale è la capacità di stimolare veri e propri cambiamenti sistemici, le soluzioni inizialmente sperimentali dovrebbero assumere forme, in cui siano chiari gli obiettivi, le attività e gli impatti, ma anche i costi e i modi e le fonti di acquisizione delle risorse necessarie.

Sulla base di queste parole chiave, le proposte che sono state presentate dal gruppo di lavoro sono state frutto di una logica di innovazione sociale nel welfare, inteso come l'insieme organico di idee, politiche, piani, servizi, interventi, progetti in grado di:

  • assicurare "reali diritti di cittadinanza";
  • favorire la piena partecipazione delle persone escluse alle decisioni che le riguardano;
  • garantire percorsi di empowerment della persona;
  • permettere alle persone di realizzarsi compiutamente, costruendo in prima persona (e/o con la propria famiglia) il proprio progetto di vita e attivando le proprie risorse e potenzialità grazie all'interazione con un contesto (fisico e relazionale) che sia realmente inclusivo;
  • integrare e coordinare enti, professionalità, politiche e servizi per superare l'attuale settorializzazione degli interventi e frammentazione dei percorsi di presa in carico;
  • creare relazioni, fare rete, favorire l'interazione tra le istituzioni e i soggetti attivi;
  • consolidarsi nel tempo e/o diffondersi;
  • favorire l'implementazione nel welfare dell'innovazione tecnologica, organizzativa, culturale maturata in altri ambiti.


L'esempio di Agenda 22

In questo quadro è emblematico quanto svolto a Terni con il metodo Agenda 22. Infatti, l'elaborazione del Piano di Politiche per la Disabilità - scopo ultimo di Agenda 22 - è il risultato finale di un percorso partecipato in cui i rappresentanti dell'Ente pubblico e quelli delle associazioni, a partire dall'analisi comparata dei servizi/interventi offerti dall'Ente pubblico e dei bisogni espressi dalle persone con disabilità, individuano e definiscono dettagliatamente le azioni che andranno a comporre il piano.

L'applicazione del metodo Agenda 22 consente di tradurre la teoria dei diritti umani nella pratica dell'attività amministrativa nel suo complesso ed in ogni ambito, valorizza ed implementa a livello politico e tecnico il contributo dell'esperienza e della competenza delle associazioni delle persone con disabilità e rende virtuoso il rapporto tra l'Ente pubblico e il movimento associativo.

Passare dal contenimento delle proteste alla valorizzazione delle proposte significa produrre innovazione sociale in grado di incidere sulle cause dell'esclusione sociale, della discriminazione, della dipendenza e della medicalizzazione dei bisogni delle persone con disabilità. Ogni innovazione e ogni cambiamento diventa il risultato dell'assunzione formale di precise responsabilità da parte dell'Ente pubblico e del movimento associativo, chiamati, come sono, ad animare un costante e formalizzato confronto fondato sulla condivisione di principi e linguaggi e soprattutto produrre proposte concrete, praticabili e misurabili.

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