Il nuovo Piano Sociale Regionale

a cura di Pierangelo Cenci

Con Deliberazione n. 156 del 7 marzo 2017, l'Assemblea legislativa umbra ha approvato il nuovo Piano Sociale Regionale. In questo approfondimento, per sommi capi, cercheremo di analizzare gli elementi caratterizzanti della programmazione sociale e socio-sanitaria regionale in favore delle persone con disabilità.

Alcuni dati statistici di persone anziane e persone con disabilità

Il Piano (PSR) si apre con una serie di analisi demografiche e statistiche. Tra quelle più interessanti, per i fini di queste pagine, c'è quella che riguarda l'invecchiamento della popolazione. Questa condizione (che la Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute - ICF - dell'OMS fa rientrare nel concetto di "condizione di salute") deve essere monitorata per via delle probabili conseguenze in termini di riduzione della capacità di compiere attività e di restrizione nella partecipazione sociale.

Leggiamo quindi che, nel solo periodo 2002-2014, le persone anziane sono passate dal 22,8 per cento al 24,1 per cento, sul totale della popolazione. Entrambe le percentuali sono più alte della media nazionale (rispettivamente 18,7 per cento e 21,2 per cento), il che posiziona l'Umbria fra le regioni più anziane d'Italia.

Nel capitolo dedicato alla partecipazione e inclusione sociale delle persone con disabilità, si dà una stima del numero di persone presenti in Umbria. I dati, tratti dagli archivi dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), sono sottostimati, poiché, tra le persone adulte, vengono conteggiate solo coloro che hanno il riconoscimento di "invalidità civile con percentuale pari al 100 per cento": al 2013, erano 8.970 (23 per cento), su un totale nazionale di circa 58 mila persone, con una preponderanza - circa il 66 per cento - di persone ultra-sessantacinquenni (5.893); per i/le minorenni con disabilità, sempre tenendo conto del riconoscimento di indennità economiche, i dati riportano un numero pari a 648 (7 per cento).


Finalità, strategie e obiettivi del PSR

Il PSR, in linea generale, si pone le seguenti finalità:

Le strategie per raggiungere tali finalità sono:

Per realizzare ciò, tra gli obiettivi che il PSR si pone, troviamo:

Dai punti sopra elencati, è auspicabile che la funzione di case management del progetto individuale di presa in carico della persona, svolta dall'assistente sociale, favorisca le interconnessioni tra ambiti diversi, individuando le figure professionali da coinvolgere nelle équipe interprofessionali e multidisciplinari.


La consulenza alla pari negli Uffici della Cittadinanza: una possibilità aperta

Nel PSR si legge che gli Uffici della Cittadinanza dovranno sempre più essere orientati a sviluppare reti comunitarie, azioni incisive tese a realizzare la prevenzione dei rischi nelle fasi critiche della vita delle persone.

La riorganizzazione degli Uffici della Cittadinanza dovrà rispondere a una logica sistemica e "bio-psico-sociale", volta a dare centralità al percorso di empowerment delle persone/utenti: il PSR, quindi, ritiene che l'approccio "bio-psico-sociale" possa realizzare il ventaglio di opportunità, di risorse, di servizi e di interventi a disposizione delle persone che, al centro del sistema dell'offerta, possono interagire agilmente con le risorse formali ed informali disponibili al fine di perseguire il proprio empowerment.

Una novità importate prevista dal PSR riguarda l'arricchimento delle figure professionali che ne costituiscono l'organico: oltre alle figure di base (due assistenti sociali, un comunicatore e un educatore), è prevista anche la presenza di sociologi, mediatori culturali, sociali e dei conflitti e di psicologi (per funzioni sociali e di comunità). Sebbene il PSR non si sbilanci troppo, per la prima volta viene ipotizzato, in un prossimo futuro, anche l'affiancamento del consulente alla pari per le persone con disabilità.


I Servizi di Accompagnamento al Lavoro (SAL)

La nuova programmazione dell'Unione Europea dei Fondi Strutturali 2014-2020 [link a sito esterno] finanzierà numerosi interventi di inclusione sociale e socio-lavorativa per le persone vulnerabili e per le persone con disabilità.

Il PSR prevede di mettere in campo adeguate strategie per favorire il funzionamento del collocamento, «[…] a partire dal miglioramento delle capacità di intervento e valutazione frutto di un approccio trasversale ai diversi profili professionali coinvolti, unitamente alla ridefinizione di un assetto organizzativo volto alla promozione dei diritti umani, all'inclusione, alla modificazione dell'ambiente, al contrasto della discriminazione e dell'impoverimento ampiamente intesi».


La qualificazione dei livelli di assistenza

Il PSR prevede la qualificazione dei livelli di assistenza attraverso le seguenti direttrici:


Il tema della compartecipazione alla spesa: l'ISEE

Sul tema della compartecipazione alla spesa e dell'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), il PSR cita la normativa nazionale: la riforma dell'ISEE (di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 3 dicembre 2013 che ha recepito la Legge n. 214 del 22 dicembre 2011). Su questo argomento, si veda l'articolo che abbiamo pubblicato in queste pagine.

Il PSR prevede che la Regione Umbria dovrà:


L'integrazione socio-sanitaria

Un aspetto senz'altro cruciale del PSR, ma allo stesso tempo critico, è il modello di integrazione socio-sanitaria proposto. Il PSR riprende e sviluppa l'esperienza maturata nell'ambito della non autosufficienza con il PRINA, area di welfare considerata "autonoma e trasversale" rispetto alla sanità e al sociale.

L'integrazione socio-sanitaria in Umbria è, attualmente, articolata su tre livelli d'intensità:

Secondo le intenzioni del PSR, il livello dell'integrazione di sistema - livello alto - è quello su cui dovrebbe puntare la programmazione regionale: il target prevede persone anziane non autosufficienti, persone adulte non autosufficienti, minorenni non autosufficienti e persone con patologie psichiatriche in condizione di non autosufficienza. I servizi coinvolti sono: gli Uffici della Cittadinanza, i Centri di Salute e le Unità Multidisciplinari di Valutazione per la Disabilità (UMVD). Il PSR intende «realizzare un sistema integrato ristrutturando completamente le modalità di accesso, di valutazione e di presa in carico delle persone non autosufficienti, facendo fronte sia ai nuovi bisogni dei cittadini e delle famiglie, sia alle necessità di rivalutazione e di riprogettazione degli interventi già in essere.»

Il livello mediano di integrazione è quello della tutela minorile. Il PSR prevede un potenziamento a causa della mancanza di centri unici per la gestione delle risorse, di sistemi informatizzati condivisi, e di équipe stabili e dedicate per la presa in carico di minorenni e famiglie. Quest'area sarà potenziata grazie agli interventi programmati dei Fondi Strutturali di cui sopra.

Il terzo livello, rappresentato dai servizi e interventi su specifici progetti individuali è quello che, a nostro avviso, presenta più criticità poiché, a giudizio del PSR, sarebbe formato da «azioni che, sebbene di più ampio respiro, hanno una valenza limitata: nel tempo, nella capacità di modificare l'organizzazione e nella possibilità di attivare appieno le risorse dei diversi comparti». Un giudizio che ci lascia un po' perplessi in quanto, a questo livello, tra le altre cose, si gioca la partita dei Progetti per la Vita Indipendente: tra le persone target di questa linea, infatti, troviamo le persone con disabilità (adulte e/o minori) e coloro che li assistono, ma, tra i servizi elencati, non c'è il Centro di Salute, ma solo l'Ufficio della Cittadinanza (si veda quanto detto sopra e la timida apertura - e comunque non per adesso - dell'équipe dell'Ufficio di Cittadinanza alla figura del consulente alla pari).

Altra nota riguarda la figura degli e delle assistenti della persona con disabilità: sono genericamente definiti "care-giver": è interessante notare come la Regione faccia ancora fatica ad introdurre la figura dell'assistente personale (non è un caso che, quando nel PSR menziona le "nuove" figure che lavorano nel sociale, parli dell'«assistente familiare», ma non dell'«assistente personale»).


Politiche per le famiglie con responsabilità educative e di cura

Tra le dimensioni operative che il PSR dedica incentivare politiche per le famiglie, con specifica responsabilità educativa e di cura, tre sono i punti che ci interessano:

Dalla lettura dei punti sopra riportati (specialmente del secondo), si può evincere che nel PSR ci sia una importate e apprezzabile volontà alla progettazione globale incentrata sugli obiettivi di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, resa tuttavia in parte vana dalla presenza sporadica di logiche prestazionali con interventi scoordinati da una salda logica di sistema: ancora una volta, da queste pagine, dobbiamo chiederci il senso delle "vacanze per persone disabili" (di cui al punto due), scollegate da un contesto più ampio, dove la vacanza (se è tale) sia inserita all'interno di obiettivi di vita della persona (andare in vacanza) e non come una delle tante prestazioni a carattere socio-riabilitativo del centro diurno.


Partecipazione e inclusione sociale delle persone con disabilità

A sostegno di quanto detto subito sopra, un ulteriore esempio dello scrollamento esistente tra prospettiva complessiva del PSR e programmazione delle azioni specifiche lo si può evincere nella sezione dedicata alle politiche regionali per l'inclusione sociale delle persone con disabilità.

Il PSR precisa che esse «devono prevedere un modello organizzativo intersettoriale e una offerta di servizi diversificata, ancorata ai luoghi e ai tempi di vita, aperta a tutta la comunità locale a partire dai quattro pilastri fondamentali della salute, della formazione, del lavoro e della cittadinanza attiva».

«In tale ottica - si legge poi - nei percorsi valutativi e progettuali per la disabilità e la non autosufficienza diviene fondamentale tener conto delle potenzialità personali, della possibilità di "essere" ciò che una persona desidera, delle sue vulnerabilità, dei rischi di cadere a un livello inferiore di benessere e delle opportunità offerte dall'ambiente in cui la persona vive. Nel sistema organizzativo umbro, già fortemente orientato in tal senso, andranno ulteriormente rafforzati gli elementi portanti del sistema, che, nello specifico, attengono all'accesso, alla valutazione ed alla presa in carico attraverso l'elaborazione di progetti di vita (cd. progetto personalizzato e globale)».

Giustamente, inoltre, il PSR sostiene che «la presa in carico complessiva della persona costituisce l'elemento fondamentale per la definizione e la realizzazione di efficaci progetti d'intervento, comporta azioni d'informazione, orientamento, valutazione, raccordo con le risorse solidaristiche del territorio, una progettazione condivisa, un accompagnamento e un sostegno della persona e della famiglia per tutto il tempo necessario a raggiungere un sufficiente livello di autonomia e di inclusione sociale».

Nel momento di articolare le azioni prioritarie della programmazione regionale, tuttavia, il PSR è più interessato a riqualificare i servizi e gli interventi consolidati, che a innovare progetti sperimentali. Infatti nel lungo elenco leggiamo:

Questo lungo elenco menziona, senza operare distinzioni, attività già in essere e quelle a carattere sperimentali. Per le attività consolidate, innanzitutto, non si fa alcun riferimento a valutazioni, condotte nel corso degli anni, dell'impatto sulla qualità di vita delle persone con disabilità, per cui non sappiamo se la riproposizione di tali attività avvenga per una sorta di routine di servizio, o a seguito di studi sul loro impatto positivo per le persone con disabilità.

Per le attività sperimentali, invece, sono un po' deboli le indicazioni "programmatiche": passino le attività per il "Dopo di Noi" e la "Vita Indipendente" per le quali sono in fase di elaborazione delle linee guida ad hoc; ma ci chiediamo in cosa consistano i "percorsi laboratoriali abilitativo-cognitivi", cosa comunichi - e a chi - il "portale web dedicato alla comunicazione", o cosa preveda la "semi-residenzialità di prossimità".


La programmazione integrata per le persone non autosufficienti

Gli obiettivi del nuovo PRINA, definiti in continuità con la programmazione precedente, sono:

Sulle perplessità del movimento associativo territoriale relative all'"assegno di sollievo" (la cui finalità dovrebbe essere quella di sostenere le famiglie che si occupano dell'assistenza di familiari con disabilità non autosufficienti direttamente o mediante assistenti familiari), si è già dato conto in questo articolo.

A livello operativo, nel PSR si legge che la maggior parte delle risorse vincolate al potenziamento dei servizi e degli interventi di welfare domiciliare e di supporto familiare finalizzati alla autonomia della persona con disabilità non autosufficiente, al mantenimento della stessa presso il proprio domicilio ed al sostegno alle famiglie (o ai care-giver) nel lavoro di cura, sono trasferite alle dodici Zone Sociali.

Una quota delle suddette risorse vincolate all'avvio sul territorio regionale di due azioni sperimentali.

La prima riguarda la "Vita indipendente" per le persone con disabilità. Secondo il PSR le ipotesi di progetto personalizzato devono essere presentate dalla persona con disabilità - certificata, ai sensi della Legge 104/92, in stato di "handicap in situazione di gravità" (articolo 3, comma 3) - presso l'Ufficio di Cittadinanza competente per residenza. «La UVM, nella sua composizione ordinaria, integrata da specialisti, di volta in volta individuati considerate le peculiarità del progetto presentato, accerta che siano presenti le condizioni atte a sostanziare un progetto di vita indipendente. Una volta definite le istanze accoglibili viene effettuata una ponderazione degli interventi socio-sanitari già in atto, i quali, laddove ritenuti coerenti con il progetto presentato, possono essere ricompresi nel nuovo contesto recuperandone le risorse. La sottoscrizione del Patto per la salute ed il benessere è lo strumento che assicura la piena applicazione del Progetto Assistenziale Personalizzato (PAP) di "vita indipendente"».

Rispetto a questa prima azione sperimentale, il PSR anticipa in parte quanto scaturirà dalle linee guida in materia, in corso di elaborazione da parte della Regione stessa. Nell'iter delineato, si ravvisa ancora una procedura troppo legata alla Legge regionale sulla Non Autosufficienza e poco con gli esiti e le considerazioni che sono state elaborate a seguito della sperimentazione del primo bando ministeriale sulla Vita Indipendente a Terni (di cui si è detto qui).

La seconda azione riguarda il supporto alla permanenza nel proprio domicilio delle persone anziane non autosufficienti. Obiettivo principale di tale azione è migliorare la qualità della vita della persone anziane non autosufficienti, individuando e valutando precocemente le persone "fragili" (gli anziani ultra sessanta-cinquenni o le persone infra sessanta-cinquenni con caratteristiche assimilabili) che accedono alla rete dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari e favorendone la permanenza presso il proprio domicilio. Il PSR prevede un percorso di "continuità assistenziale" anche per le persone ricoverate presso strutture ospedaliere, utilizzando le risorse della rete formale ed informale, sociale e socio-sanitaria, al fine di sperimentare modelli assistenziali alternativi all'inserimento in strutture residenziali. Ciò verrà garantito con un supporto economico erogato alla persona anziana non autosufficiente ed alla sua famiglia, previa sottoscrizione del Patto per la cura ed il Benessere.


Data: 10/05/2017
Sezione: Focus » Archivio per argomento » Servizi e politiche sociali
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