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Terni. Gli abusi sui contrassegni auto vanno sanzionati perché barriere all'inclusione. Stesso trattamento per quelli architettonici, sociali e culturali?

Pubblicato il 14/10/2011 - Letto 2492 volte
Nei giorni scorsi, i vigili urbani di Terni hanno effettuato 30 controlli sull'utilizzo dei contrassegni per l'auto riservati alle persone con disabilità all'interno della Zona a Traffico Limitato e nelle isole pedonali. Il 30% delle persone sottoposte a verifica esponevano il permesso e transitavano in ZTL, ma non ne avevano il diritto. Questa azione di controllo, che viene accolta con piacere dalla FISH Umbria ONLUS, porta ad una riflessione: ogni ostacolo che viene posto a danno del diritto alla mobilità (e più in generale all'inclusione) è una discriminazione e va sanzionata, sia essa frutto dell'opera di "furbetti" che violano il codice della strada, sia essa frutto di una sistematica violazione (noncuranza?) delle normative vigenti in tema di accessibilità e mobilità.

In totale il bilancio dei controlli dei vigili urbani ternani dei giorni scorsi è di 10 violazioni e 6 permessi ritirati; 4 contrassegni venivano esposti nelle auto di persone non aventi diritto e 2 continuavano a circolare benché il titolare fosse deceduto.

Di recente, inoltre, il tribunale di Terni ha condannato a 4 mesi un'automobilista ternana che tre anni fa era stata fermata dai vigili urbani all'interno della ZTL con un permesso abilmente contraffatto (la pena, però, è stata successivamente sospesa).

Questa ondata di controlli mirati non può che ottenere il plauso di chi, come la FISH Umbria ONLUS (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), si batte quotidianamente per la tutela dei diritti delle persone con disabilità.

Infatti, chiunque abusa impropriamente di un «facilitatore» (in questo caso, ad esempio, il «contrassegno invalidi» per chi ha una mobilità ridotta) mina la ragione stessa del facilitatore, facendolo apparire addirittura come un "privilegio". Circolare con un contrassegno senza averne i diritti (o addirittura falsificandolo) non solo è un reato, ma produce conseguenze negative anche verso chi, al contrario, da quel contrassegno ottiene un importante «facilitazione» alla partecipazione alla vita comunitaria. In questo caso, quindi, il cittadino che utilizza indebitamente per sé un facilitatore crea una «barriera» per tutti coloro che ne hanno veramente diritto/bisogno.

Ma un ragionamento in tal senso, per non limitarsi alla solita "caccia alle streghe" che sappiamo avere risvolti massmediatici di grande impatto (ma con ben poca finalità civica), non può non portarsi ad un livello più alto di discussione ed estendersi a tutti i facilitatori. Non solo, cioè, a quelli che vengono erogati dalla cittadinanza (permessi, contrassegni, prestazioni economiche, servizi, ecc.), ma anche a quelli che vengono "prodotti" dalle istituzioni.

Per semplificare, facciamo l'esempio della viabilità urbana: un'opera urbanistica accessibile, ad esempio, è un facilitatore, mentre una non accessibile è una barriera.

Il senso dell'esempio è che la barriera posta da colui che adopera un permesso in modo improprio non è dissimile da quella posta dalle istituzioni che costruiscono ex novo un'opera urbanistica non accessibile (si potrebbero fare tanti altri esempi: dalla mancata eliminazione di un gradino in un locale aperto al pubblico, dalla mancata accessibilità degli autobus di linea, all'istallazione - novità di questi giorni - di pulsanti per i semafori negli attraversamenti pedonali non facilmente raggiungibili e così via).

Il danno prodotto al cittadino con disabilità da un'opera urbanistica costruita male, in termini di riduzione delle possibilità inclusive della comunità, è analogo a quello di un concittadino che abusa di un diritto all'accesso in ZTL o nei parcheggi riservati.

Ben vengano, quindi, i controlli e le sanzioni verso i "furbetti", ma si intensifichino con la stessa intensità anche le misure a tutela di chi è portatore di un diritto (all'accessibilità, alla mobilità, ecc.) che non viene fatto valere da parte di chi - parimenti ai "furbetti" di cui sopra - continua a realizzare barriere, anziché facilitatori. E poi, in conclusione, chi paga per quest'ultime?

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