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«I disabili (veri) dimenticati dallo Stato». La denuncia di Gian Antonio Stella

Pubblicato il 10/02/2012 - Letto 3415 volte
Accogliamo positivamente l'importante denuncia pubblicata dal giornalista Gian Antonio Stella sulle colonne del "Corriere della Sera" in merito alla situazione delle persone con disabilità troppo spesso abbandonate a se stesse e all'unico vero welfare che in Italia ancora funziona: la famiglia. Ma per quanto tempo ancora funzionerà il welfare familiare se rimane completamente solo e con sempre meno risorse? «Uno Stato serio - afferma Stella - se lo deve porre il problema. Perché sarebbe inaccettabile scaricare ulteriori responsabilità e fatiche e spese e angosce su quelle famiglie. Ci sono già state […] stagioni orribili in cui i disabili (si pensi a certi manifesti tedeschi degli anni Trenta...) sono stati visti come un fardello economico. Mai più».

Gian Antonio Stella - giornalista del Corriere della Sera, nonché co-autore (insieme al collega Sergio Rizzo) del libro-denuncia La Casta - il problema dell'abbandono delle persone con disabilità sulle spalle delle loro famiglie se lo pone e anche molto seriamente. E la riflessione che egli compie è un'opportunità più che autorevole per fare il punto della situazione di tematiche che, ormai da diverso tempo, trovano spazio in questo sito.

La lunga ed articolata denuncia di Stella si apre e si chiude con scenari cupi che ricordano le follie naziste, incentrate tutte sul "costo" delle persone con disabilità per la società: l'incipit riporta uno dei problemi di matematica che veniva assegnato ai bambini delle scuole nel 1940 e che serviva a far calcolare i risparmi possibili che la società poteva ottenere senza il costo dei "pazzi",  degli "storpi" e così via (lo stesso problema di matematica è citato anche nel capolavoro di Roberto Benigni La vita è bella). La conclusione dell'articolo, invece, annovera i manifesti della Germania nazista in cui le persone con disabilità (e con esse anche gli ebrei, gli zingari, ecc.) vengono viste come «fardello economico» o parassiti. Il messaggio di Stella è chiaro ed inequivocabile: «mai più».

Ma l'articolo di Stella non ha una funzione solamente storico-educativa e, pertanto, passa alla cronaca di oggi, citando l'articolo «I nodi delle politiche sociali: spesa e non solo» di Cristiano Gori (pubblicato sul Sole 24 Ore del 6 febbraio scorso): dati e cifre che denunciano la scarsa attenzione che lo Stato pone nei confronti dei suoi cittadini con disabilità. «[…] Rispetto al PIL - riassume Stella - l'Italia spende molto più della media dell'Europa a 15 per le pensioni (16,1% contro 11,7%), come gli altri nel totale del welfare (26,5% contro 26%) ma nettamente meno per la non autosufficienza: 1,6% contro 2,1% […]». E, ancora, Stella denuncia l'azzeramento dei finanziamenti: «[…] dal 2008 al 2013 il Fondo per le politiche sociali precipita nelle tabelle del governo Berlusconi da 929,3 milioni di euro a 44,6. Quello per la non autosufficienza da 300 a 0: zero! […]» (per approfondimenti, leggi qui l'articolo di Gori).

Stella riporta anche il giudizio che emerge dalla ricerca frutto del progetto pluriennale «Centralità della persona e della famiglia: realtà o obiettivo da raggiungere?» promosso dalla Fondazione Cesare Serono e dal CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali), i cui dati sono stati presentati a Roma l'8 febbraio scorso. La ricerca indaga le ansie e il senso di frustrazione che hanno le persone con sclerosi multipla e con autismo e le loro famiglie: «[…] "La disabilità è ancora una questione invisibile nell'agenda istituzionale, mentre i problemi gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura". Peggio: "L'assistenza rimane nella grande maggioranza dei casi un onere esclusivo della famiglia" […]» (per approfondimenti, leggi qui il comunicato stampa della conferenza).

Questi dati, per i nostri lettori, non dovrebbero essere una novità, ma solo una triste conferma, poiché li abbiamo più volte riportati e commentati (rispetto al PIL, già nel 2010, avevamo commentato le inesatte, oltre che infelici, parole dell'allora Ministro dell'Economia Giulio Tremonti in questo focus e rispetto all'azzeramento del Fondo per la Non Autosufficienza, ne abbiamo parlato recentemente in quest'altro focus).

Dai dati di cronaca, alle storie di vita. Stella racconta la storia di Giulia e dei genitori Gloriano e Mariagrazia nella quale sarà facile per la maggior parte dei nostri lettori immedesimarsi. Quanti conoscono diagnosi fatte sempre troppo tardi, necessità per le madri di abbandonare il lavoro (come è stata costretta a fare mamma Mariagrazia), certificati di invalidità civile e di «stato di handicap» con giudizi spietati e spesso fini a se stessi, visto che accertano solo ciò che manca, senza permettere la realizzazione di un progetto individuale che possa permettere alle persone di raggiungere i propri obiettivi di vita e le proprie aspirazioni: «[…] "Nostra figlia - sono le parole dei genitori di Giulia riportate da Stella - ha sempre desiderato sin da piccola di stare coi bambini prima e poi man mano che cresceva con i ragazzi e comunque in mezzo alla gente" […]». Ma andare in vacanza o stare insieme al gruppo dei pari - come nella comunità alloggio citata nell'articolo - diventa troppo oneroso e il carico economico e di assistenza ricade nuovamente (sempre e solo) sulla famiglia.

Ma «[...] la storia di Giulia - continua Stella - va moltiplicata per centinaia di migliaia [...]». E se l'ISTAT calcola circa 2 milioni e 800 mila persone con disabilità (leggi qui i dati ISTAT), la Caritas Ambrosiana si preoccupa soprattutto per le persone anziane. La Caritas - citando un'indagine dello Studio Gender - afferma che «[…] "l'Italia spende meno della metà di quanto fanno in media gli altri Paesi europei per l'assistenza agli anziani". Risultato: "la cura dell'anziano non più autosufficiente ricade sulle famiglie. In due casi su tre lasciate a loro stesse. In particolare sono le donne, figlie, mogli, nuore, le indiscusse protagoniste del lavoro di cura" […]».

Stella prosegue collegando la situazione degli anziani con disabilità a quella dei giovani con disabilità «[...] dove il quadro sembra essere lo stesso [...]». Il collegamento è offerto dalle parole di Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), tratte dall'articolo «Accompagnamento legato al reddito? Barbieri (Fish): "Rischio alto per le famiglie"» (pubblicato su Superabile.it il 10 settembre 2011). Nell'articolo, Barbieri dice: «Da noi si spende meno della metà della media europea a 15 per la non autosufficienza. E il dato comprende sia l'indennità civile che l'assistenza domiciliare pagata dai Comuni. Qui non si tratta di prendere provvedimenti più equi, qui si dice alle famiglie "arrangiatevi!"» (per approfondimenti, leggi qui l'articolo di Superabile.it).

In conclusione, Stella, che ha aperto l'articolo citando quell'infame problema di matematica, lo conclude facendo «due conti» su un problema di natura opposta: «[…] Se le famiglie, abbandonate a se stesse, fossero obbligate a scaricare i figli e i fratelli sul groppone dello Stato, questo sarebbe obbligato a costruire strutture per un costo minimo (dall'acquisto del terreno alla costruzione fino all'arredamento) di 130 mila euro a posto letto per un totale di 52 miliardi. Per poi assumere, stando ai protocolli, almeno 280 mila infermieri, psicologi, cuochi, inservienti per almeno altri 7 miliardi l'anno. Più tutto il resto. Un peso enorme, del quale l'Italia di oggi non potrebbe assolutamente farsi carico. E allora ti domandi: possibile che lo Stato non si accorga di quanto si fanno carico al suo posto le famiglie? […]».

La risposta: «[…] Uno Stato serio, davanti a numeri così, se lo deve porre il problema. Perché sarebbe inaccettabile scaricare ulteriori responsabilità e fatiche e spese e angosce su quelle famiglie. Ci sono già state, come ricordavamo, stagioni orribili in cui i disabili (si pensi a certi manifesti tedeschi degli anni Trenta...) sono stati visti come un fardello economico. Mai più […]».

Leggi qui la versione integrale dell'articolo di Gian Antonio Stella.

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