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Fondo Nazione per la Non Autosufficienza: il Decreto di riparto per il 2015

Pubblicato il 4/09/2015 - Letto 2738 volte
Il 3 agosto scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che riparte le risorse finanziarie destinate al Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza per l'anno 2015. Il Decreto suddivide gli stanziamenti approvati dal Parlamento nella precedente Legge di Stabilità, pari a 400 milioni di Euro, da destinare - si legge nel testo del Decreto -«alla realizzazione di prestazioni, interventi e servizi assistenziali nell'ambito dell'offerta integrata di servizi socio-sanitari in favore di persone non autosufficienti».

Il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 14 maggio 2015 [link a sito esterno] ripartisce i fondi approvati dalla Legge di Stabilità per il Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza (FNNA). Ricordiamo che della Legge di Stabilità 2015 abbiamo parlato in questo approfondimento.

I 400 milioni di Euro previsti dal Decreto vengono così ripartiti:

  • 390 milioni di Euro vengono assegnati alle Regioni;
  • 10 milioni di Euro sono affidati al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.


Il finanziamenti devono andare alle persone con disabilità

Una novità importante, rispetto ai Decreti di riparto del 2013 e del 2014, riguarda il cambiamento delle finalità di destinazione delle risorse del FNNA: dalle aree prioritarie di intervento vengono eliminate le voci che non fanno strettamente riferimento a prestazioni direttamente rivolte alle persone con disabilità in condizione di non autosufficienza. Questo significa che sono stati eliminati quei fondi che finanziavano l'istituzione o il rafforzamento di interventi o azioni di sistema che non si sostanziavano in contributi alle persone, come, ad esempio, i Punti Unici di Accesso alle prestazioni e ai servizi (PUA) o le Unità di Valutazione Multidisciplinari (UVM).

L'eliminazione di questi finanziamenti viene ritenuta necessaria, dal momento che gli interventi e le azioni di sistema suddetti dovrebbero (o avrebbero dovuto) essere già strutturati a livello territoriale; tanto è vero che, come esplicitato all'articolo 4 del Decreto, tali interventi vengono richiamati come parte della metodologia operativa dell'integrazione socio-sanitaria. In altre parole, i PUA, le UVM e altro dovrebbero esistere a prescindere dai finanziamenti del FNNA.


Il 40 per cento alle persone in gravi condizioni di salute

Nel Decreto di riparto per il 2014, la quota minima da destinare a interventi destinati alle persone con disabilità in condizioni di salute particolarmente grave era prevista da un accordo integrativo.

In questo Decreto, invece, è l'articolo 3 a impegnare le Regioni ad adoperare le risorse in modo prioritario (e, comunque, non inferiore al 40%) per interventi a favore di persone con disabilità «in condizione di dipendenza vitale che necessitano a domicilio di assistenza continuativa e monitoraggio di carattere sociosanitario nelle 24 ore, per bisogni complessi derivanti dalle gravi condizioni psicofisiche, con la compromissione delle funzioni respiratorie, nutrizionali, dello stato di coscienza, privi di autonomia motoria e/o comunque bisognosi di assistenza vigile da parte di terza persona per garantirne l'integrità psico-fisica».

Tra queste sono incluse anche le persone con patologie quali la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).


Interventi per la vita indipendente

Come era previsto dal Decreto di riparto del 2014, anche quello di quest'anno stabilisce che i 10 milioni di Euro destinati al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali vengano destinati a sperimentazioni finalizzate all'attuazione del "Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità", previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre 2013 [link a sito esterno] e, in particolare, alla realizzazione della linea di attività "Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l'inclusione nella società".

In altre parole, le risorse destinate al Ministero sono, in realtà, attribuite dallo stesso ai territori coinvolti nelle sperimentazioni tramite le Regioni, sulla base di linee guida adottate dal Ministero stesso. La sperimentazione in corso in Umbria (di cui abbiamo detto in questo approfondimento) - ad esempio - nasce proprio da questa politica.

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