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Regione Umbria. Taglio del 20% sul rimborso di componenti aggiuntivi e accessori di ausili e protesi

Pubblicato il 15/05/2015 - Letto 3974 volte
Un taglio che ricade tutto sulle persone con disabilità e sulla loro salute è quello che la Regione Umbria ha deliberato con due atti di marzo e aprile scorso: un abbattimento del 20% del rimborso del costo degli aggiuntivi e degli accessori relativi a protesi, ortesi ed ausili per le persone con disabilità, previsti dal Nomenclatore Tariffario allegato al Decreto Ministeriale n. 332 del 27 agosto 1999.

Come è noto, gli ausili, le protesi e le ortesi per le persone con disabilità elencate nel Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili di cui al Decreto Ministeriale n. 332 del 27 agosto 1999 [link a sito esterno] prevedono una copertura economica da parte delle Aziende Sanitarie Locali che dovrebbe permettere alla persona una fornitura gratuita (così come previsto dalla legge).

Come è altrettanto noto, però, a causa del mancato aggiornamento del Nomenclatore Tariffario (vicenda di cui abbiamo detto anche in questo articolo), il contributo che le Aziende Sanitarie Locali erogano è spesso insufficiente per coprire totalmente il costo degli ausili tecnologicamente più moderni ed efficaci.

Il sistema dei rimborsi economici funziona sulla base dei codici che sono presenti nel Nomenclatore Tariffario: ad ogni ausilio, protesi e ortesi corrisponde uno o più codici, e ad ogni codice corrisponde un prezzo. La prescrizione prevede l'elenco del codice (o di più codici) che corrisponde all'ausilio, alla protesi e all'ortesi richiesti da una persona con disabilità.

Sulla base delle indicazioni economiche presenti nel Nomenclatore stesso, le Aziende Sanitarie Locali coprono il costo di ausili, protesi o ortesi, ossia coprono il costo dei codici di cui essi si compongono. Laddove questi presentino componenti (e relativi codici) che non sono compresi nel Nomenclatore, il costo di ciascun componente non presente nel Nomenclatore è a carico della persona.

La Regione Umbria, con la Delibera di Giunta Regionale n. 332 del 23 marzo 2015 e il successivo Decreto integrativo n. 527 del 20 aprile 2015, ha deliberato un abbattimento del 20% del costo di rimborso dei codici del Nomenclatore Tariffario che sono relativi alle parti aggiuntive e accessorie degli ausili, protesi e ortesi dell'elenco 1, dell'allegato 1, del Nomenclatore stesso (parte che comprende tutti gli ausili che vengono costruiti su misura).

In altre parole, l'elenco 1 del Nomenclatore presenta dei codici e la Regione ha deliberato di rimborsare tali codici solo dell'80%.

È bene, da subito, fare due precisazioni: la prima è tecnica e riguarda le parti aggiuntive degli ausili, protesi e ortesi; la seconda riguarda la scelta dell'abbattimento del 20%.

In merito alle parti «aggiuntive» e «accessorie», è bene precisare che i due termini non devono trarre in inganno circa la loro minor rilevanza rispetto alla restante parte dell'ausilio, della protesi e dell'ortesi. Soprattutto gli aggiuntivi, infatti, sono assai spesso parti determinanti per garantire quei livelli di usabilità e sicurezza, nonché permettono l'ampliamento delle performance delle persone con disabilità, nonché del loro ben-essere.

Circa l'abbattimento del 20% del loro rimborso, è bene precisare che il Decreto Ministeriale n. 332/1999, all'articolo 8, comma 1, prevede che «in sede di prima applicazione del presente regolamento, le regioni fissano il livello massimo delle tariffe da corrispondere nel proprio territorio ai soggetti erogatori, entro un intervallo di variazione compreso tra il valore delle tariffe indicate dall'elenco 1 del nomenclatore allegato nel presente regolamento ed una riduzione di tale valore non superiore al venti per cento»».

In altre parole, il 20% è il valore massimo cui può giungere la riduzione delle tariffe che le Regioni devono corrispondere agli erogatori (ossia le officine ortopediche), per gli ausili, le protesi e le ortesi dell'elenco 1; la Regione Umbria, tuttavia, in sede di prima applicazione - ossia con la Delibera di Giunta Regionale n. 927 del 2 agosto 2000 -, aveva già accettato di corrispondere il 100% delle tariffe del Nomenclatore Tariffario agli erogatori dei dispositivi. Inoltre, l'articolo 9, comma 1, del sopracitato Decreto Ministeriale n. 332/1999 stabilisce che le Regioni «[…] sentite le organizzazioni dei fornitori di assistenza protesica, contrattano con i fornitori di cui all'elenco 1 del nomenclatore operanti sul proprio territorio le modalità e le condizioni delle forniture»; accordo che non c'è mai stato!

La considerazione che facciamo, prima di tutto, è di ordine politico, e riguarda il peso che ha sulla vita delle persone prima ancora che sulle casse, la scelta - forse motivata da recenti scandali nel campo dell'assistenza protesica (cui hanno dato spazio alcuni mezzi di informazione e per i quali è stata anche chiesta un'interrogazione consiliare) - di ridurre della percentuale massima consentita dalla legge del rimborso per questi codici per tacitare le possibili polemiche (scomode in vista delle elezioni regionali?!)


Chi ne paga le spese?

La scelta della Regione Umbria - a seguito di quanto evidenziato sopra - sembrerebbe quindi illegittima e non conforme alla normativa vigente. Oltre che poco tempestiva, risulta, inoltre, anche penalizzante nei confronti dei cittadini con disabilità, i quali, sempre più impoveriti dalle conseguenze dei continui tagli al sistema di welfare, si trovano costretti a pagare di tasca propria la differenza dovuta (il 20%) o, nella peggiore dell'ipotesi, a dover ripiegare su soluzioni che rischiano di compromettere i livelli di salute, a fronte di un presunto risparmio da parte della Regione.

Questo 20% a carico della persona con disabilità, quindi, si va ad aggiungere all'eventuale costo, sempre a suo carico, di eventuali componenti dell'ausilio, della protesi o dell'ortesi non ricomprese nel Nomenclatore Tariffario. Questa eventualità, a causa - come già detto - dal suo mancato aggiornamento, è sempre più frequente per tutti coloro che necessitano di ausili di qualità.

La scelta regionale, quindi, non può che configurarsi come un aggravio di oneri a carico della persona che sceglie di impegnare risorse proprie (laddove disponibili) per incrementare il proprio livello di benessere e di performance.

In altre parole, con questa scelta, la Regione - in ragione di un presunto risparmio - penalizza, di fatto, le persone con disabilità, che dovranno pagare, in termini di risorse economiche e di salute. È una scelta fatta pensando all'efficienza di un servizio e non all'appropriatezza di un sistema, il quale ancora opera in maniera frammentata; questa politica, tuttavia, dimentica che risparmiare oggi su, a titolo di esempio, un sistema posturale significa dover spendere assai più domani per assistere e curare la salute compromessa di una persona che ha assunto una postura errata magari perché non ha potuto scegliere un adeguato sistema posturale proprio a causa di crescenti oneri a suo carico.


Le reazioni delle associazioni e dei tecnici ortopedici

A questo proposito, la FISH Umbria ONLUS (Federazione italiana per il Superamento dell'Handicap) da anni denuncia la mancanza di un approccio globale del welfare regionale, che sembra più preoccupato al sistema di erogazione delle prestazioni e del loro costo che non all'impatto sulla condizione delle persone con disabilità, non solo relativamente alla dimensione della salute, ma rispetto a tutti i loro diritti umani fondamentali.

Se la FISH Umbria ONLUS opera nel rappresentare i diritti delle persone con disabilità (titolari di diritti), la scelta regionale, però, trova il disappunto anche da parte di coloro che sono portatori di interesse come le associazioni aderenti alla FIOTO (Federazione Italiana fra gli Operatori della Tecnica Ortopedica) che, dal loro punto di vista, denunciano, addirittura con un ricorso al TAR dell'Umbria (Tribunale Amministrativo Regionale), la scarsa appropriatezza della scelta. A questo proposito, infatti, la FIOTO Umbria afferma:

«Una vera e propria clausola vessatoria che avrà come diretta ricaduta una sperequazione nel trattamento assistenziale protesico per il disabile umbro diventato di serie B rispetto agli assistiti di tutte le altre regioni; costretto, all'indomani dall'entrata in vigore della nuova norma, a fruire di un dispositivo di qualità inferiore, meno efficiente dal punto di vista prestazionale, oppure ad integrare la tariffa pubblica di tasca propria per continuare a ricevere una prestazione efficace».

Secondo la ricostruzione che la FIOTO Umbria stessa ha compiuto rispetto alla genesi di questo provvedimento, tutto sarebbe iniziato «dopo la messa in onda del servizio de "Le Iene" nel mese di ottobre 2014, il quale accusava una "azienda ortopedica umbra" di applicare prezzi raddoppiati per uno stesso tipo di plantare,  laddove lo stesso fosse destinato ad un assistito del SSR [Servizio Sanitario Regionale, N.d.R.]. La Regione, che per legge è tenuta a vigilare sulla corretta applicazione della normativa in materia di assistenza protesica, al di là dell'effetto mediatico, avrebbe dovuto verificare immediatamente i fatti (magari avvalendosi anche della collaborazione di Tecnici Ortopedici esperti) ed accertare in primis la natura dei dispositivi incriminati; scoprendo, magari, che la diversità di prezzo poteva risiedere nel fatto che i plantari mostrati non fossero entrambi "ortesi su misura" così come mostrato nel servizio andato in onda!».

La FIOTO Umbria, inoltre, prosegue affermando che la Regione Umbria «abbagliata dall'episodio televisivo e sollecitata da una mozione del consiglio regionale, alla fine del 2014, ha avviato un tavolo regionale con tutte le delegazioni regionali delle Organizzazioni di categoria dei Tecnici Ortopedici, Audioprotesisti ed Ottici, per addivenire alla riduzione tariffaria auspicata. La FIOTO Umbria […] si è da subito formalmente opposta ai lavori di quel tavolo regionale, ricordando come la regione Umbria avesse già ottemperato nel 2000 all'individuazione del livello tariffario delle prestazioni di assistenza protesica e ad un successivo aggiornamento del +9% deliberato nel 2004 […]».

È evidente che la Regione Umbria abbia cercato di rispondere ad eventuali attacchi convocando i portatori di interessi, ma non i titolari di diritti. Dal momento che, seppur da fronti diversi, l'obiettivo è il medesimo, la FIOTO Umbria e la FISH Umbria ONLUS stanno valutando l'opportunità di unire le proprie istanze, in un documento formalmente condiviso, da presentare alle Istituzioni regionali affinché venga formalizzato un impegno a confrontarsi con le diverse parti in causa in occasione di scelte di ordine politico e tecnico riguardanti il tema dell'assistenza protesica e, quindi, il diritto alla salute delle persone con disabilità.

Non è un caso che la FISH Umbria ONLUS auspichi il coinvolgimento attivo della FIOTO Umbria all'interno dell'Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità, poiché esso rappresenta il contesto ideale, formalmente riconosciuto dalla Regione stessa, per monitorare la condizione delle persone con disabilità, verificare e valutare in tal senso l'appropriatezza delle politiche e degli interventi messi in campo.

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