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Cittadinanza italiana. Rifiutata per sindrome di Down. Ma in Umbria si parla di "ius soli"

Pubblicato il 1/02/2013 - Letto 3552 volte
Ci fa piacere segnalare un'iniziativa della Regione Umbria che si pone quasi in controtendenza con quanto è recentemente accaduto a livello nazionale ad alcuni diciottenni stranieri con sindrome di Down che hanno chiesto la cittadinanza italiana. Se questi si sono visti negare lo status di cittadini italiani perché - secondo le autorità deputate - non in grado di cogliere con consapevolezza la portata del giuramento, la Regione Umbria, presso l'Istituto Casagrande-Cesi di Terni, ha promosso un percorso di informazione sui diritti delle persone immigrate per diventare cittadini italiani e ha auspicato un cambiamento tempestivo della normativa in favore di quei ragazzi che sono nati o che sono cresciuti nel nostro Stato e che, a buon diritto, si sentono cittadini italiani a tutti gli effetti.

Il fatto è su tutti i giornali che trattano tematiche relative alla disabilità: ad un diciottenne albanese con sindrome di Down è stata negata la cittadinanza italiana perché non in grado, all'atto della dichiarazione di volontà di acquisizione della cittadinanza, di comprendere pienamente il significato e le responsabilità conseguenti che lo status di cittadino italiano comporterebbe.

Vediamo cosa dice la Legge n. 91 del 5 febbraio 1992 [link a sito esterno], Nuove norme sulla cittadinanza: «lo straniero o l'apolide, del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, diviene cittadino: […] c) se, al raggiungimento della maggiore età, risiede legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica e dichiara, entro un anno dal raggiungimento, di voler acquistare la cittadinanza italiana» (articolo 4, comma 1, lettera c, Legge 91/1992).

Recita poi: «lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data» (articolo 4, comma 2, Legge n. 91/1992).

Entrambi gli articoli di legge, quindi, prevedono che il diciottenne straniero o apolide deve dichiarare di voler diventare «cittadino italiano» e, per farlo, deve adempiere ad un formale giuramento dinnanzi all'ufficiale di stato civile (ai sensi dell'articolo 10 della Legge n. 91/1992 e dell'articolo 25 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 3 novembre 2000 [link a sito esterno]).

Per tornare ai diciottenni di cui sopra, quindi, è successo che le autorità competenti, ritenendo che una patologia come la sindrome di Down non renda mai possibile, per chi ne è affetto, una piena consapevolezza delle proprie azioni, hanno dichiarato nullo o non praticabile il giuramento effettuato dai ragazzi e, quindi, la cittadinanza è stata negata.

«Riteniamo grave negare il diritto di cittadinanza a una persona straniera con sindrome di Down, per un pregiudizio di incapacità nell'effettuare il giuramento richiesto». Con queste parole Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell'AIPD (Associazione Italiana Persone Down) commenta la vicenda e afferma che, già in passato, ci sono stati altri episodi simili che hanno discriminato le persone straniere con Sindrome di Down [fonte: SuperAbile.it].

Quadrupla discriminazione, dunque: sei straniero e hai una disabilità (e già queste due condizioni "non desiderabili" agli occhi dei più, sono ancora sufficienti per venire discriminati) e, come se non bastasse, sei discriminato sia tra gli altri stranieri, sia tra le altre persone con disabilità (autoctone e straniere).

Ironia (amara) della sorte: il 5 febbraio 1992, giorno in cui fu approvata la Legge n. 91/1992, fu approvata anche la Legge n. 104/1992, caposaldo dei diritti costituzionali di tutte le persone con disabilità. Ebbene, sono proprio le persone con disabilità cognitiva che, ora, vengono discriminate da entrambe le leggi.

Infatti, la Legge n. 104/1992 prevede che: «la presente legge si applica anche agli stranieri e agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative prestazioni sono corrisposte nei limiti ed alle condizioni previste dalla vigente legislazione o da accordi internazionali» (articolo 3, comma 4, Legge n. 104/1992). Quindi, anche la Legge n. 104/1992 rimanda, per gli aspetti specifici, alla Legge n. 91/1992.

Attenzione, però: nella «normativa vigente» rientra anche la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità che è stata ratificata dallo Stato italiano con Legge n. 18 del 3 marzo 2009 (file in PDF). La Convenzione vincola gli Stati Parti ad assicurare che le persone con disabilità «[…] abbiano il diritto di acquisire e cambiare la cittadinanza e non siano private della cittadinanza arbitrariamente o a causa della loro disabilità […]» (articolo 18).

Forti del fatto che l'ordinamento italiano, quindi (se applicato in tutte le sue forme), tutela i cittadini stranieri con disabilità nel conseguire la cittadinanza italiana, non possiamo che unirci al Coordinamento Down Lombardia che auspica che «le Istituzioni preposte si facciano carico affinché il diritto alla cittadinanza non sia condizionato dal pregiudizio derivante dalla riconoscibilità dei tratti somatici della persona con sindrome di Down a discapito della sua reale capacità di essere "cittadino attivo"» [fonte: Superando.it].


La Regione Umbria e lo "ius soli"

Alle volte succede che una tematica, negli stessi giorni, venga affrontata da una pluralità di soggetti, distinti tra loro e senza un apparente legame. Tuttavia, pur adottando prospettive diverse, tali soggetti possono comunque contribuire a sviluppare percorsi di influenza reciproca che potrebbero generare effetti positivi per tutti.

È quello che è accaduto a Terni in questi giorni. L'Assessorato all'Istruzione e al Welfare della Regione Umbria, in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale, ha promosso, presso l'Istituto "Casagrande-Cesi" di Terni, un'azione divulgativa per informare i giovani stranieri di "seconda generazione" nati e residenti in Umbria come poter acquisire la cittadinanza italiana secondo le modalità previste Legge n. 91/1992.

I rappresentanti istituzionali hanno sottolineato che «l'acquisizione della cittadinanza italiana, e con essa della piena titolarità di diritti e doveri, è un passaggio chiave della vostra vita, cui occorre prestare la massima attenzione ai fini del pieno inserimento nella collettività».

Nel corso dell'iniziativa, è stato proiettato il docu-film "18 Jus Soli", realizzato dal regista italo-ghanese Fred Kuwornu che racconta diciotto storie di ragazze e ragazzi, nati o cresciuti in Italia, figli di immigrati, non riconosciuti come cittadini italiani.

L'incontro, quindi, ha preso una piega ben precisa, insistendo sulla tematica del cosiddetto "ius soli" il diritto di essere riconosciuto cittadino italiano sulla base del fatto che si è nati in Italia (a prescindere dai propri genitori). «In Italia - rileva l'assessorato - risiedono circa un milione di minori stranieri, più di 700 mila frequenta le scuole, ma la legge italiana alla maggior parte di loro (oltre mezzo milione) seppur nati in Italia non riconosce lo status di cittadini. Senza questi ragazzi, il nostro Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo».

Negli ultimi anni, si è registrata una sensibilità politica significativa e diffusa per una possibile riforma delle modalità e dei tempi del riconoscimento della cittadinanza italiana alle "seconde generazioni" di immigrati.

In attesa di una evoluzione della normativa che riconosca lo "ius soli", l'impegno della Regione Umbria, insieme alle scuole e all'Ufficio scolastico regionale, è quello di approfondire le opportunità che l'ordinamento italiano, attualmente, offre.

Ecco, speriamo che anche a livello nazionale, le Istituzioni preposte, anche se non riusciranno in tempi brevi ad approdare allo "ius soli" (contestato da lacune parti politiche), approfondiscano almeno «le opportunità che l'ordinamento italiano, attualmente, offre» (Convenzione dell'ONU compresa!).

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