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Downhill a Sestriere: quando lo sport è (estremo) per tutti

Pubblicato il 24/08/2012 - Letto 4083 volte
Riportiamo l'esperienza di un membro della redazione di questo sito che ha provato l'ebbrezza del downhill (pratica sportiva completamente in discesa, che consiste nello scendere ad elevata velocità ripidi tracciati scoscesi di differente grado di difficoltà e lunghezza con specifiche biciclette a quattro ruote) lungo i sentieri alpini nei dintorni di Sestriere in Piemonte. Il downhill rientrava in una delle numerose attività sportive per persone con disabilità delle "settimane multisport" della Freewhite Sport Disabled ONLUS. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, Freewhite ha reso questo sport "estremo" uno sport per tutti.

Di Pierangelo Cenci

Pesa circa 50 chilogrammi la bicicletta a quattro ruote che mi ha consentito di fare downhill quest'agosto a Sestriere, lungo i tracciati dell'Alpi Bike Resort, durante una delle "settimane multisport" organizzate dalla Freewhite Sport Disabled ONLUS (collegamento a sito esterno), sotto la guida del presidente dell'associazione Gianfranco Martin (ex sciatore professionista) e del suo staff.

Le "settimane multisport" (quattro nel periodo estivo, che affiancano le cinque invernali sulle piste da sci, tra dicembre e marzo) si articolano tra la fine di luglio e i primi di agosto. In queste settimane, l'associazione Freewhite permette a persone con qualsiasi disabilità di praticare di una notevole gamma di sport negli scenari alpini di Sestriere e dintorni: tennis, tennis tavolo, golf, handbike, tiro con l'arco e, appunto, downhill.

Durante la settimana in cui ho partecipato, ho avuto il piacere di praticare tutti gli sport proposti, anche se, data la brevità del tempo a disposizione, è più corretto dire che ho avuto modo di "assaggiarli". Ma, in fondo, è questo lo spirito della "settimana multisport": far conoscere alle persone con disabilità una pluralità di sport, che per varie ragioni - pigrizia, ignoranza, mancanza di occasioni, inesistenza di associazioni sportive nel proprio territorio, mancanza di accessibilità, ecc. - non hanno mai fatto. La speranza è che, dopo averne "assaggiato il sapore", tornati ognuno nella propria città, venga voglia di praticarli "in loco" o di promuoverne la diffusione.

Per coloro che, invece, sono già avvezzi alle pratiche sportive, è sempre un'occasione di confrontarsi con maestri di notevole livello. Quest'anno, ad esempio, Freewhite ha dato la possibilità ai partecipanti - cosa non scontata e non da tutti - di seguire le lezioni di tennis e di tennis tavolo da parte di due ex campioni paralimpici: Pietro Mazzei per il tennis e Patrizia Saccà per il tennis tavolo.


Il downhill

In questo approfondimento darò spazio ad uno sport considerato "estremo" un po' per tutti e sicuramente per le persone con disabilità: il downhill.

Il downhill - letteralmente "discesa dalle colline" - è una pratica sportiva che consiste nello scendere ad elevata velocità ripidi tracciati scoscesi di differente grado di difficoltà e lunghezza. Per le persone senza disabilità viene effettuato con una sorta di mountain bike, dotata però di ammortizzatori specifici, freni idraulici, spessore delle ruote appropriato e così via. Per le persone con disabilità esistono due mezzi (anch'essi definiti biciclette) con quattro ruote.

La prima bicicletta si chiama "Buggy Bike" (foto 1, file in PDF), letteralmente "passeggino-bicicletta", ed ha una somiglianza con la "Dune Buggy", di moda degli anni Sessanta e Settanta e in alcun film, ossia una piccola automobile con carrozzeria leggera, scoperta, adatta a percorsi su sabbia o fuori strada (foto 2, file in PDF). È una bicicletta a quattro ruote (24 pollici le ruote anteriori e 26 quelle posteriori) e quattro ammortizzatori indipendenti; è lunga 170 cm e larga 88, con un'altezza da terra di 25 cm, ha la seduta a guscio composita, regolabile in altezza e in profondità, è dotata di roll-bar (struttura protettiva predisposta per proteggere il conducente in caso di ribaltamento) e, infine, ha un sistema di freni idraulici. Si guida con un manubrio e con il freno da bicicletta tradizionale.

La seconda bicicletta si chiama "Cimgo" e il suo nome deriva dall'unione del francese "cim", cima, e dall'inglese "go", andare (foto 3, file in PDF). È dotata anch'essa di quattro ruote (14 pollici e pneumatici da cross), ha un sedile sul tipo di quello di un'automobile di derivazione rallystica che può accogliere una persona comodamente seduta con i piedi distesi. Il manubrio è posizionato alle spalle del sedile ed è guidato da un membro dello staff - appositamente formato - in piedi su apposite pedane. Ha quattro freni a disco idraulici con doppio circuito frenante e quattro sospensioni progressive adatte a terreni impervi. È dotata di roll-bar.

La "Buggy Bike" - che è quella che ho guidato io - è facile da guidare, ma richiede una capacità manuale minima di gestione dei freni e del manubrio, poiché il rischio di perdere il controllo della bici esiste. Il conducente è comunque dotato di protezioni sulla parte superiore del corpo (una sorta di giacca con dei rinforzi su spalle, gomiti e petto), ha una serie di cinture che lo assicurano al seggiolino e un casco da motocross.

La bicicletta "Cimgo", invece, è pensata per coloro che non hanno la possibilità di controllare il mezzo (da un punto di vista fisico o intellettivo). Grazie alla bici "Cimgo", il downhill diventa uno sport "estremo" davvero per tutti (uso le virgolette per definire estremo il downhill perché, mentre lo sport effettivo consiste in una gara di velocità - aumentando il rischio di cadute e moltiplicando l'altezza dei salti possibili di fronte ai dossi -, noi non abbiamo fatto gare e, quindi, l'attività è stata meno "estrema" di quanto potenzialmente potrebbe diventare).

I percorsi che sono stati fatti durante la settimana in cui ero presente partivano tutti dalla base dell'ovo-via che porta al Monte Fraiteve, a 2.689 metri di altitudine. Il gruppo di coloro che andavano a "buttarsi giù dal monte" era formato da circa 4-5 persone con disabilità: due adoperavano la bicicletta "Cimgo" e gli altri la "Buggy Bike". Lo staff faceva salire noi e caricava le biciclette smontate nelle varie cabine dell'ovo-via che ci avrebbe portati in cima al Monte (foto 4, file in PDF). Arrivati alla vetta del Fraiteve, si prendeva la discesa che in inverno è una pista da sci. Il gruppo assumeva la forma di un "trenino" con, alle estremità, le due bici "Cimgo" (e i relativi istruttori) e, nel mezzo, le due o tre "Buggy Bike".

E così si cominciava a scendere, seguendo percorsi di varia lunghezza, quelle che d'inverno diventano piste da sci, vecchie mulattiere, sentieri sterrati, campi e, non di rado, passaggi in mezzo ai boschi. Ogni tanto ci si fermava per far riposare le mani dalla fatica di tenere i freni tirati (foto 5, file in PDF).

Ma, alle volte, per fare percorsi più "tecnici", si tagliava quasi verticalmente la scarpata tra i livelli di un sentiero a serpentina… ed è in quei momenti che sale l'adrenalina: tenere le ruote dritte e non frenare a scatti (cosa che, inizialmente, fanno tutti), per evitare il rischio di ribaltare la bike (foto 6 e foto 7, file in PDF).

Dopo circa un'ora di discese, dossi (che vanno presi con una certa velocità, altrimenti si ci ferma e queste bici non hanno pedali di nessun tipo!), sterpaglie e mangiate di polvere e fango, si arrivava a valle: a Borgata (Sestriere, 1.987 metri) o nei pressi del paesino di Cesana Torinese (1.300 metri). Un bel dislivello e un gran divertimento (foto 8, file in PDF)!

L'esperienza riportata dimostra come lo sport è davvero per tutti solo quando tutti possono fare gli sport proposti, downhill compreso. Freewhite non si limita a proclamarlo, ma lo fa provare: nella settimana in cui ero presente, eravamo in 17 a partecipare alle attività. Ognuno proveniva da varie regioni e con età e condizioni di salute completamente diverse e tutti hanno sperimentato tutto!

Questo porta alla riflessione che sport per tutti significa saper adempiere ad una serie di requisiti:

  • sapere cos'è e come insegnare lo sport (preparazione qualificata dello staff e degli istruttori);
  • decidere di farlo praticare a tutti, perché è un diritto, e, quindi, cercare finanziamenti e sponsor per acquistare tutte le attrezzature necessarie per permettere a ciascuno di effettuare quella specifica pratica sportiva (Freewhite, tra gli altri sponsor, ha «Autonomy. Programma per la mobilità» di FIAT Auto che aiuta a finanziare l'acquisto e la manutenzione delle attrezzature);
  • possedere uno staff tecnico capace di adoperare le attrezzature e farne manutenzione.

Senza questi elementi, lo sport per tutti diventa solo una teoria!

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