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Per iscrivermi nelle categorie protette devo essere disoccupato?

Pubblicato il 22/11/2011 - Letto 3462 volte
Mi chiamo Santo ho 45 anni, soffro di epilessia da 16 anni. Lavoro in una piccola azienda da quasi 20 anni, da circa dieci anni la mia mansione è di magazziniere con restrizioni, questo per quando riguarda il medico del lavoro. In realtà faccio il magazziniere anche con mansioni di mulettista. Il mio problema è che da qualche anno le mie crisi sono aumentate e anche cambiando farmaci non riesco a controllarle essendo farmaco-resistente. Dall'ultima visita fatta da uno specialista a Milano, l'unica alternativa è un intervento chirurgico. Sono invalido al 100% e usufruisco della legge 104/92, sono consapevole che le mansioni da me svolte non sono compatibili con la malattia, ma dove lavoro non ci sono mansioni adatte a me. Le mie sono crisi generalizzate con perdita di memoria, anche più volte al giorno (poi finisce sempre con il "cerca di stare attento", da parte del mio capo). Volevo sapere se per iscrivermi nelle categorie protette devo essere disoccupato? Nel caso in cui mi capitasse un incidente sul lavoro per la mia patologia, chi rischia di più? Premetto che non vado più nemmeno in bicicletta. Grazie in anticipo attendo una vostra risposta.
santo, 45 anni

Risposta

Gentile Utente,
in merito al quesito da Lei posto, La informiamo che l'iscrizione alle liste di collocamento mirato per le persone con disabilità (ai sensi della Legge n. 68/1999) è possibile solo se la persona non ha un lavoro, oppure se, pur lavorando, compie attività compatibili con il mantenimento dello stato di disoccupazione ordinaria (ossia non percepisce un reddito annuo imponibile superiore ad Euro 8.000), oppure se è iscritta alle liste di mobilità.

In merito al rischio in caso di incidente sul lavoro, è chiaro che se le Sue mansioni non sono idonee e compatibili con le Sue condizioni di salute, sicuramente saranno imputabili responsabilità, civili o penali, in capo al Suo datore di lavoro e a Lei stesso.

Le consigliamo, pertanto, di rivolgersi ad un Sindacato per farsi tutelare relativamente a questi aspetti.


Nella speranza di aver fornito una risposta chiara ed esaustiva, inviamo cordiali saluti,
Anna Vecchiarini e Pierangelo Cenci
(Assistenti Sociali del Centro per l'Autonomia Umbro)

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