È in discussione in Consiglio Regionale il nuovo Piano Sociale Regionale dell'Umbria. Tra gli emendamenti approvati quello sull'«assegno di sollievo» per l'assistenza alle persone con disabilità. Bocciato l'emendamento sul «budget di salute». Le associazioni sono deluse: una misura che non coglie la necessità di una presa in carico globale per garantire la Vita Indipendente.
In questi giorni a Palazzo Cesaroni - sede dell'Assemblea legislativa umbra - è all'esame il nuovo Piano Sociale Regionale dell'Umbria.
Nei primi mesi del 2016, le associazioni, i professionisti e altri soggetti interessati hanno potuto esprimere, attraverso una serie di focus group e incontri tematici, il proprio parere e suggerire integrazioni e proposte. Le associazioni che tutelano e promuovono i diritti delle persone con disabilità (unite intorno alle Federazioni FISH Umbria ONLUS - Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap e FAND Umbria ONLUS - Federazione Associazioni Nazionali Disabili) erano presenti e, ovviamente, hanno presentato le proprie proposte.
Verso la fine dell'anno appena trascorso, poi, le associazioni di persone con disabilità hanno chiesto di venire ascoltare in un'audizione ad hoc presso la Terza Commissione Consiliare di Palazzo Cesaroni affinché il nuovo testo di programmazione sociale della Regione Umbria tenga conto anche delle priorità dei "titolari di diritti" e non solo di quelle dei "portatori di interessi" (medici, associazioni di categoria, cooperative, ecc.) per i quali la Commissione aveva precedentemente organizzato audizioni.
Da quello che emerge dai principali quotidiani che hanno seguito l'iter di approvazione del testo, la Terza Commissione ha approvato il nuovo Piano Sociale Regionale, che ora passa all'esame dell'Assemblea legislativa. Al testo, già sottoposto ad istruttoria e audizioni, sono stati aggiunti sia alcuni emendamenti tecnici provenienti della Giunta Regionale, sia altri emendamenti provenienti dalla Commissione stessa.
Tra gli emendamenti presentati c'è l'«assegno di sollievo», una misura che - a detta di Marco Squarta (Fratelli d'Italia) - dovrebbe «sostenere […] le famiglie che si occupano dell'assistenza e della cura delle persone più deboli come anziani non autosufficienti e disabili» ("Umbriajournal.com", 26/01/2017). Rispetto all'assegno di sollievo, anche la consigliera Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) esprime la propria soddisfazione e sostiene che «grazie all'assegno di sollievo sarà possibile scegliere da chi farsi assistere, se un familiare o una badante, ma soprattutto si deve avere al possibilità di scegliere se vivere al proprio domicilio o andare in una struttura residenziale» ("La Nazione", 27/01/2017).
Non sono stati accolti, invece, altri due emendamenti, presentati sempre dal consigliere Squarta, concernenti l'introduzione del "budget di salute" e di un "voucher socio-sanitario", ritenute dall'Assessore Regionale alla Sanità Luca Barberini misure di sostegno verso prestazioni di natura anche medica e, come tali, non introducibili nel Piano Sociale.
Sempre sul tema che riguarda la disabilità, è stato accolto anche l'emendamento presentato dalla consigliera Carla Casciari (Partito Democratico) sul rafforzamento del welfare di comunità, che deve avvenire attraverso l'implementazione di nuove forme di sostegno all'autonomia delle persone con disabilità con l'avvio di percorsi di istruzione e formazione miranti a certificare competenze acquisite anche non formali, sostenendo parallelamente una valorizzazione di prodotti derivati da tali attività etiche e sociali.
A fronte delle "soddisfazioni" dei consiglieri e delle consigliere registrate dalla stampa, da parte delle associazioni di persone con disabilità, invece, c'è molta delusione: liquidare con l'approvazione di un «assegno di sollievo» (troppo simile al già esistente «assegno di cura») il tema dell'assistenza indiretta sembra una via troppo facile per dare un "contentino" alle diverse persone con disabilità che, in Umbria, attendono da anni la possibilità di poter effettivamente scegliere da chi farsi assistere e come.
Inoltre, la bocciatura dell'emendamento sul «budget di salute», giudicato troppo legato a questioni "sanitarie", dimostra tristemente ancora una volta che la strada umbra che porterà al pieno diritto alla Vita Indipendente da parte delle persone con disabilità è ancora lunga: al di là, infatti, del merito del singolo emendamento (che non conosciamo e su cui non possiamo esprimerci), sono anni che l'Amministrazione umbra non vuol sentir parlare del tema del budget di salute, visto come l'anticamera di una gestione privata dell'assistenza della persona gestita tramite i voucher (infatti anch'essi bocciati).
La questione, in realtà, è un'altra: il budget di salute - al di là di possibili strumentalizzazioni - non rappresenta altro che un investimento economico, sintesi delle risorse economiche, professionali e umane necessarie per innescare un processo volto a ridare ad una persona, attraverso un Progetto Individuale (definito sulla base degli obiettivi della persona, insieme alla famiglia e ai servizi del territorio), un livello di partecipazione ai contesti di vita quanto più possibile in linea con i propri obiettivi di vita e/o con i propri diritti di essere umano. La necessità di garantire una presa in carico globale della persona e del suo ambiente di vita e nucleo familiare è fondamentale per la predisposizione dei Progetti Individuali.
In ogni caso, auspichiamo che la Vita Indipendente (in una lettura coerente con quanto previsto dall'articolo 19 della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità) torni ad essere un tema su cui l'Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità, il cui nuovo insediamento ha aperto i propri lavori il 30 gennaio scorso, possa lavorare in modo efficace.