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Le proposte per "salvare il welfare" regionale: le proposte per la compartecipazione al costo dei servizi e la «tassa di scopo»

Pubblicato il 21/12/2011 - Letto 3323 volte
Il welfare regionale è in crisi, con il rischio dell'impossibilità di erogazione di servizi e prestazioni. Il Presidente della Regione Catiuscia Marini e la sua Giunta si trovano di fronte a scelte importanti, ma che potrebbero richiedere un'ulteriore "partecipazione" da parte dei cittadini. All'esame della Giunta sono state presentate due questioni: i criteri dell'ISEE per la compartecipazione alla spesa del costo dei servizi da parte dei cittadini con disabilità e l'ipotesi - caldeggiata da più parti, tra cui anche dalla FISH Umbria ONLUS per conto del suo vicepresidente Goretti - di aumentare l'IRPEF dello 0,3% sui redditi oltre i 75.000 Euro. Una sorta di «tassa di scopo» per salvare il welfare regionale?

Il Presidente della Giunta regionale dell'Umbria Catiuscia Marini è alle prese con le proposte per far quadrare i conti e "salvare il welfare". I temi "caldi" sono sostanzialmente due e sono estremamente correlati:

  • da un lato, ci sono le modifiche al regolamento di Giunta che disciplina i criteri di calcolo dell'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) per la compartecipazione al costo dei servizi (in particolare di quelli domiciliari e residenziali);
  • dall'altro, c'è il rischio che, nonostante la compartecipazione, questi servizi non possano essere più erogati e, quindi, serve una manovra regionale che - tenendo conto delle precedenti manovre del Governo Berlusconi, nonché di quella del Governo Monti in approvazione alle Camere - possa garantire il proseguimento dell'erogazione dei servizi.

Secondo recenti dati [fonte: La Nazione, 16/12/2011; Corriere dell'Umbria, 19/12/2011], in Umbria, le persone considerate non autosufficienti oscillano tra i 35.000 e i 45.000, di cui 82% ha più di 65 anni. I dati parlano di una generica «domanda di cura» di 106 ore al mese per gli uomini e di 133 per le donne. Se si aggiunge che una coppia su tre (tra quelle in cui almeno un membro non è autosufficiente) è senza figli e che questi sono presenti solo nel 10% delle famiglie con un componente con disabilità, è chiaro la domanda di aiuto per garantire l'assistenza al familiare con disabilità è piuttosto elevata (una famiglia su quattro la chiede).  Ma non basta mai e, quindi, l'assistenza pubblica si integra con quella privata (in Umbria si calcola la presenza di circa 20.000 badanti, tra regolari e non).

Sindaci, consiglieri regionali e rappresentanti delle associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità lanciano un grido di allarme: il Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, per il 2012, verrà ridotto da 1.500 milioni di Euro a 20 milioni e molti servizi rischiano di chiudere.


Le modifiche all'ISEE

L'ISEE di cui parliamo è quello che rientra nel sistema che la Regione Umbria ha proposto per l'accesso alle prestazioni legate all'assistenza domiciliare e semiresidenziale (di cui alla Delibera di Giunta Regionale n. 704/2011). Naturalmente, le modifiche che il Governo Monti ha proposto nel Decreto Legge n. 201/2011 in tema di ISEE (leggi qui) potrebbero cambiare i parametri con cui anche la Giunta regionale umbra calcolerà l'ISEE per la compartecipazione ai propri servizi (ci si riferisce, in particolare, all'inclusione delle provvidenze economiche di natura assistenziale all'intero della platea di quelle che non sono esenti dall'imposizione fiscale).

Nei giorni scorsi, la Terza Commissione Consiliare, alla presenza dell'Assessore regionale alle Politiche sociali Carla Casciari, ha approvato la proposta della Giunta, ma ne ha previsto alcune correzioni valide per la partecipazione alla spesa delle persone con disabilità che risiedono in strutture residenziali [fonte: Corriere dell'Umbria, 29/11/2011]:

  • la prima, pensata in favore delle persone con disabilità giovani ed adulte, consiste nell'aumento della quota di patrimonio esente dal calcolo ISEE a 200 mila Euro;
  • la seconda aumenta i casi di esenzione rispetto al reddito pro capite;
  • la terza, proposta dalla consigliera regionale Sandra Monacelli dell'Unione di Centro (UDC), riguarda il peso del carico familiare, con l'indicazione di non limitarlo al solo coniuge.

Ulteriori richieste inviate alla Giunta, riguardanti anche gli altri servizi per i quali è prevista la compartecipazione, sono state messe ai voti come condizionanti rispetto al parere votato e riguardano:

  • la prima, suggerita dal consigliare regionale Damiano Stufara del Partito della Rifondazione Comunista-Federazione della Sinistra (PRC-FDS), prevede di fissare un tetto del 4% sulla quota di compartecipazione, rapportato al reddito ISEE;
  • la seconda, suggerita da Paolo Brutti dell'Italia dei Valori (IDV), prevede di graduare nel tempo l'applicazione dei nuovi importi, per evitare un drastico aumento a carico delle persone con disabilità.

Durante l'audizione dello scorso 7 novembre presso la Terza Commissione Consiliare permanente, la FISH Umbria ONLUS ha proposto alcune proposte in merito al tema (leggi qui).

Se si confrontano le proposte della FISH Umbria ONLUS con quelle presentate dalla Commissione, si potranno osservare alcune differenze. In generale, tutte le proposte che si succedono hanno il limite di riguardare solo i servizi di natura residenziale e non anche i servizi domiciliari. In sintesi:

  • la prima proposta avanzata dalla Commissione è certamente quella che riprende lo spirito dei ragionamenti portati avanti dalla FISH Umbria ONLUS rispetto al ruolo del patrimonio mobiliare che una persona con disabilità può disporre, a prescindere dal lavoro che ha svolto o che può o non può svolgere. Peccato che valga solo per la compartecipazione per i servizi residenziali.
  • la seconda proposta è un po' troppo vaga per poter dare un qualsiasi parere (è pur vero che, attualmente, abbiamo a disposizione solo il resoconto giornalistico e non il testo ufficiale delle proposte);
  • la terza è sicuramente giusta, anche se la prospettiva che adotta la FISH si estende - come già detto - al di là dei servizi residenziali. Inoltre, oltre al numero dei componenti costituenti il "carico" familiare, si ritiene importante considerare anche il "carico" che le diverse condizioni di salute della persona con disabilità comportano sull'economia familiare complessiva. «[…] Va considerato che una famiglia con un componente disabile - afferma Raffaele Goretti (vicepresidente della FISH Umbria ONLUS) - ha bisogno di una capacità reddituale del 92% superiore (fonte IAS), mentre invece, in media, dichiara un reddito più basso del 12% rispetto alle famiglie non alle prese col problema della disabilità […]» [Fonte: Corriere dell'Umbria, 18/12/2011].

Rispetto ai due ulteriori pareri inviati alla Giunta, risulta meritevole di un commento la proposta di Stufara che prevede la soglia del 4% di compartecipazione rapportato al reddito ISEE. Questa proposta risulta molto interessante, ma solo se calcolata su quota annuale: se il tetto del 4% è calcolato sulla base dell'ISEE annuale, significa che per una spesa di 20.000 Euro annui di assistenza la persona con disabilità paga non più di 800 Euro. Se, al contrario, il tetto fosse calcolato su base mensile, allora la percentuale non sarebbe più sostenibile per le persone con disabilità: la FISH Umbria ONLUS, infatti, ha proposto una soglia mensile dell'1% sulla spesa.


La tassa "salva welfare": l'aumento dell'IRPEF per garantire il welfare

Facendo eco al Decreto "Salva-Italia" del Presidente del Consiglio Monti, quella che viene proposta ha anch'essa un intento "salvifico": una sorta di «tassa di scopo» con l'intento di "salvare" il welfare regionale.

Dal consigliere Damiano Stufara, al sindaco di Perugia Wladimiro Boccali fino al vicepresidente della FISH Umbria ONLUS Raffaele Goretti si propone una sorta di «tassa di scopo»: l'aumento dell'addizionale regionale sull'IRPEF (di più dello 0,30%, ossia dall'1,10% all'1,43%) per l'ultimo scaglione di reddito (sopra i 75 mila Euro), cosa che riguarderebbe 8.500 umbri.

«[…] Un intervento — ha spiegato Stufara — che porterebbe nelle casse regionali circa 4 milioni di Euro, che rappresenterebbero una boccata d'ossigeno per il welfare regionale, in particolare rispetto alla non autosufficienza e alle politiche per la famiglia. Una conferma della bontà di questa impostazione — ha aggiunto Stufara — arriva dalla decisione, dello scorso lunedì, della Regione Toscana, che ha portato al massimo consentito dall'attuale finanziaria l'addizionale regionale per i redditi più alti (1,73%) […]» [fonte: La Nazione, 16/12/2011].

Sul fronte perugino, il Sindaco Boccali afferma di non essere in grado di dire «[…] se questo sia lo strumento giusto, non è mia competenza effettuare questa scelta […]. Di certo una tassa di scopo sarebbe l'ideale. Ma mi sento anche di aggiungere che se vi dovessero essere altre misure possibili, andrebbero applicate. Tutto in un rigorosa ottica di equità. E non disdegnerei il fatto che le risorse possano essere trovate nelle pieghe del bilancio della Regione. Di certo serve un intervento di tipo consistente e straordinario [...]» [fonte: La Nazione, 16/12/2011].

«[…] Malgrado la situazione difficile di cui tutti noi siamo consapevoli - afferma Goretti dalle colonne del Corriere dell'Umbria -, alcuni strumenti di garanzia vanno mantenuti. Questo deve essere un dogma per una classe politica degna del nome. L'emergenza non può essere pagata da chi vive in condizione di disabilità e ha più bisogno e di prestazioni […]. Un aumento percentuale potrebbe essere introdotto a titolo di tassa di scopo proprio a sostegno delle politiche per la non autosufficienza. L'obiettivo [sarebbe quello di] garantire i servizi domiciliari e semi-residenziali strategici per evitare che gli istituti siano l'unica soluzione per chi non ne ha bisogno […]» [fonte: Corriere dell'Umbria, 18/12/2011].

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