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Inclusione scolastica: quali le prospettive future?

Pubblicato il 8/04/2011 - Letto 3590 volte
La recente Circolare del Ministero dell'Istruzione, da una parte, la Circolare dell'Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, la ricerca dell'Ufficio Scolastico Regionale dell'Umbria e la testimonianza di un insegnante di sostegno, dall'altra. Il diritto allo studio degli alunni con disabilità e l'inclusione scolastica sembrano sempre di più prendere strade differenti.


Il Ministero dell'Istruzione ha emanato lo scorso 21 marzo, una circolare nella quale si ribadisce, ai sensi di quanto previsto dalla D.P.R. n.81/2009, che le classi iniziali delle scuole di ogni ordine e grado, che accolgono alunni con disabilità sono costituite, di norma, con non più di 20 alunni, «purché sia esplicitata e motivata la necessità di tale consistenza numerica in rapporto alle esigenze formative degli alunni disabili».

Vale la pena ricordare che la ratio della disposizione, all'epoca fortemente richiesta dalle associazioni di persone con disabilità (tra cui la FISH ONLUS), risiede nella necessità di contrastare il rischio che con classi eccessivamente numerose venga azzerato il livello della qualità della inclusione scolastica non potendo garantire quell'attenzione fondamentale a garantire il rispetto del diritto allo studio degli alunni con disabilità.

In questi giorni, però, grande scalpore ha fatto, a tal riguardo, la Circolare emanata dall'Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia ed indirizzata agli Uffici Scolastici Territoriali della regione nella quale si chiede, andando in una direzione completamente opposta rispetto alle indicazioni ministeriali, di non tenere in conto, in questa prima fase, del limite fissato dalla norma sopra citata.

Pronta è stata la denuncia presentata dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) per sottolineare che «la presenza di alunni disabili non è un incidente di percorso, ma un'occasione di crescita per tutti».

Ricordiamo che la denuncia della LEDHA e, quindi, della FISH Onlus si inserisce in un panorama dove vi è anche un'altra questione a tenere banco ossia quella del ricorso presentato dal Ministero della Pubblica istruzione, dall'Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e dall'Ufficio Provinciale di Milano e respinto dal Tribunale di Milano con la cui Sentenza si è decretato che la riduzione delle ore di sostegno rappresenta una forma di "discriminazione indiretta" che lede il diritto allo studio.


…e in Umbria?

In questo clima di tagli alle risorse, di circolari e sentenze contrastanti, può rappresentare una notizia positiva la ricerca che ha condotto l'Ufficio Scolastico Provinciale di Terni e alla quale hanno partecipato anche alcuni genitori di alunni con disabilità in rappresentanza della FISH.

La ricerca avviata nel 2009 aveva come obiettivo quello di:

  1. sviluppare in modo condiviso con gli attori della scuola un gruppo di indicatori per la misurazione della qualità dell'integrazione scolastica nei distretti di Terni, Narni e Orvieto;
  2. sperimentarli concretamente nella realtà didattica per ottenere indicazioni sullo stato dell'attuazione dell'integrazione scolastica in questi territori, per giungere a modificazioni, cambiamenti o misure di rinforzo delle istituzioni scolastiche locali sul piano organizzativo, processuale e valutativo.

La ricerca di per sé non prospetta una situazione rosea delle scuole (prese a campione), ma merita di essere presa ed esempio in quanto rappresenta un momento di riflessione e autocritica che la scuola fa su di sé in merito ai temi dell'inclusione scolastica.

La ricerca è stata sviluppata utilizzando un questionario di valutazione denominato Qu.I.S.Que, che ha rilevato informazioni sullo stato dell'inclusione scolastica degli alunni con disabilità in riferimento a tre ambiti:

  • elementi di struttura, relativi agli ambienti, alle dotazioni, ai finanziamenti, alle risorse umane;
  • elementi di processo, relativi alle scelte didattiche, pedagogiche e organizzative che sostengono e accompagnano il percorso degli allievi;
  • elementi di risultato, relativi agli aspetti valutativi e auto valutativi e al grado di soddisfazione dell'utenza.

Dalla ricerca, comunque, emergono dati ed informazioni particolarmente interessanti.

Rimandando al documento prodotto dal gruppo di lavoro per un'analisi dettagliata dei risultati, riportiamo alcuni degli esiti ritenuti più significativi (Ufficio Scolastico Regionale dell'Umbria).

Innanzitutto, emerge che nelle scuole prese in esame sussiste un buon rapporto tra insegnanti di sostegno e studenti con disabilità (1 a 2 nel 70% delle scuole) e questo rapporto è garantito soprattutto nelle scuole primarie.

Si rileva che in tutte le scuole è stato istituito un GLH, anche se di contro all'interno di questi gruppi è scarso il coinvolgimento dei genitori degli alunni con disabilità.

Vengono ritenuti soddisfacenti la Diagnosi Funzionale e il Profilo Dinamico Funzionale ai fini della redazione del PEI, ma nonostante ciò, il PEI risulta essere il "documento più debole" e, addirittura, solo nel 15% delle classi risulta essere elaborato prendendo in considerazione il più ampio Progetto di Vita dell'alunno.

Altro dato preoccupante è che nel 62% delle scuole sono presenti barriere architettoniche non compensate da piani per il loro abbattimento.

In attesa che nella provincia di Terni le scuole campione proseguiranno l'attività, lavorando sulle criticità emerse per apportare i necessari correttivi, ci si auspica, comunque, che l'indagine venga svolta in tutte le istituzioni scolastiche presenti sul territorio.

Nel frattempo, però, va segnalato che questo progetto di ricerca-azione è stato avviato anche in Provincia di Perugia, utilizzando la metodologia sperimentata nel territorio ternano.


Cosa emerge dunque?

È chiaro che il taglio delle risorse ha contribuito ad aggravare una situazione già non troppo rosea. I punti di criticità non mancano e la cultura inclusiva sembra diventata sempre di più un'utopia "troppo costosa" che non possiamo più permetterci. Ignorare le indicazioni ministeriali in merito al numero di alunni per classe, così come non convocare i genitori degli alunni con disabilità durante il GLH, così come non avere un piano per l'abbattimento delle barriere architettoniche, così come rendere inefficace e inappropriato il PEI, questi ed altri sono tutti indicatori specifici della difficoltà a garantire ed a rispettare il diritto allo studio degli alunni con disabilità. Ancora una volta appare chiaro come gli interventi proposti manchino di coerenza e coordinamento: che senso ha ottenere informazioni puntuali nella Diagnosi funzionale da parte della ASL se poi il PEI - che dovrebbe costituire il progetto operativo per l'inclusione dell'alunno con disabilità - non viene condiviso con la famiglia e viene indebolito nei propri obiettivi?

Il fatto che l'Ufficio Scolastico Provinciale, tuttavia, ritenga utile ed importante effettuare una ricerca su questi aspetti, ci è di conforto: che si intraprenda na strada per il cambiamento, però!

Concludiamo invitandovi a leggere alcune riflessioni di insegnanti di sostegno riportate su Vivalascuola che propongono una visione differente delle notizie d'attualità, ossia "un mezzo miracolo" poiché ci si è cominciato ad interrogarsi sul tema della disabilità ed, in particolare, sul tipo di sostegno che nelle scuole si riesce a garantire (per l'articolo si clicchi sul seguente link).

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