Il Sistema per l'inclusione attiva (SIA) delle persone e le misure regionali per la lotta alla povertà

a cura di Martina Pantaleoni

Il Ministero ha redatto le Linee guida nazionali per il sostegno all'inclusione attiva (SIA) delle persone, con l'obiettivo di favorirne l'inclusione sociale e lavorativa, contrastando così fenomeni di esclusione sociale secondo quanto previsto dal Piano nazionale per la lotta alla povertà. La Regione Umbria ha adottato le linee guida ed ha stanziato ulteriori 12 milioni di Euro per integrare il piano nazionale per l'inclusione attiva, allargando così la platea dei beneficiari che, secondo le stime, coinvolgerà oltre 6.300 famiglie in tutta la regione. Nel focus è riportata un'analisi della misura, a carattere nazionale e regionale, per il sostegno all'inclusione attiva, oltreché un commento sugli aspetti che riguardano le persone con disabilità.

Venerdì 4 luglio, presso il Caffè letterario della Biblioteca comunale di Terni, l'Assessore regionale alle politiche sociali, Fabio Paparelli, alla presenza dell'Assessora comunale di Terni, Francesca Malafoglia, ha presentato le Linee guida per la predisposizione ed attuazione dei progetti di presa in carico del Sostegno per l'Inclusione Attiva [file pdf] elaborate dalla Direzione generale per l'inclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Le Linee guida individuano nel Sostegno per l'inclusione attiva (SIA) il modello di riferimento - esteso a tutto il territorio nazionale - per l'attuazione del Piano nazionale di contrasto alla povertà, previsto dall'articolo 1, comma 387, della Legge n. 208 del 28 dicembre 2015 [file pdf], meglio conosciuta come "Legge di stabilità per il 2016".

La misura SIA è stata estesa, a partire dal 2016, a tutto il territorio nazionale dopo la sperimentazione che ha coinvolto 12 città italiane (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Venezia e Verona) a partire dal 2013.

In Umbria, la realizzazione degli interventi previsti dal SIA prenderà l'avvio nel mese di settembre 2016 e continuerà per l'intero 2017.


La misura SIA: in cosa consiste?

La misura SIA si fonda sul principio dell'inclusione attiva delle persone tramite la realizzazione di un progetto personalizzato volto all'inclusione lavorativa e all'inclusione sociale del nucleo familiare, a seguito di una valutazione realizzata da un équipe multidisciplinare.

Il SIA, infatti, è una misura a carattere nazionale che prevede la presa in carico globale di interi nuclei familiari ritenuti in condizioni di povertà (con un ISEE pari o inferiore a 3.000 Euro), al cui interno sono presenti figli e/o figlie minori, figli e/o figlie con disabilità e/o donne in gravidanza.

Il modello SIA parte da due assunti di base:

Il SIA, in particolare, prevede due tipi di intervento per le famiglie beneficiarie della misura:

L'intervento "passivo" vedrà il raccordo tra Comuni, famiglie, INPS e Poste Italiane S.p.A. In particolare, le famiglie che possiedono le caratteristiche per accedere al SIA, tramite una valutazione iniziale (pre-assessment) che verrà effettuata dai Comuni, presenteranno la propria "candidatura" all'INPS che ne verificherà il possesso dei requisiti. A seguito della verifica, INPS comunicherà ai Comuni quali nuclei familiari sono in possesso dei requisiti per l'erogazione del contributo economico e per cui dovrà essere realizzato il progetto personalizzato per l'inclusione attiva (l'intervento che abbiamo definito "attivo"). Allo stesso tempo, INPS comunicherà a Poste Italiane S.p.A. i dettagli per rilasciare la carta acquisti alle famiglie beneficiarie. Tale carta verrà "ricaricata" bimestralmente con l'importo economico calcolato sulla base dei componenti del nucleo familiare. Per l'erogazione del contributo economico sarà indispensabile che la famiglia si impegni nel portare a termine gli interventi previsti dal proprio progetto per l'inclusione lavorativa.


L'intervento "attivo": qualche dettaglio

La predisposizione del progetto personalizzato per le famiglie beneficiarie del SIA dovrà essere funzionale a favorire l'inclusione sociale, tramite il reinserimento lavorativo, e a superare la condizione di povertà, nell'ottica della lotta alla povertà come previsto dal Piano Operativo Nazionale Inclusione 2014 - 2020 [file pdf].

Tramite il SIA, il Ministero intende favorire il miglioramento del benessere complessivo dei nuclei familiari che rischiano di trovarsi o si trovano in presenza di fenomeni di esclusione sociale. Grazie all'intervento "attivo" previsto dal SIA, si intendono realizzare progetti che intendono promuovere l'empowerment delle persone con l'attivazione di percorsi volti all'inclusione lavorativa, oltreché il rafforzamento delle reti comunitarie (attivando e potenziando le collaborazioni tra i servizi, i cittadini e le cittadine ed il terzo settore) al fine di favorire anche un empowerment a livello comunitario.

Per la realizzazione dei progetti personalizzati dei nuclei familiari beneficiaria del SIA, le linee guida individuano alcune fasi che dovranno guidare l'operato dei servizi:

I Comuni (o gli Ambiti territoriali) attiveranno un sistema integrato di interventi e servizi sociali che, nell'ambito della misura SIA, favoriranno:


La governance

L'implementazione del SIA prevede la definizione di una struttura di gestione e di governance complessa di cui le Regioni dovranno farsi carico. Il coordinamento regionale tra i servizi delle aree formazione, istruzione, lavoro, sociale e sanità avrà la funzione di agevolare i Comuni e gli Ambiti territoriali nell'attivazione della rete territoriale dei servizi necessaria - come già ricordato - per l'attuazione dei progetti di presa in carico volti all'inclusione attiva e sociale dei nuclei familiari. Proprio per questo, ciascun territorio potrà costituire un "gruppo di riferimento territoriale" composto da stakeholders del pubblico e del privato sociale, con la funzione di sostenere le attività di programmazione, di monitoraggio e di valutazione dello stato di implementazione della misura SIA.


L'estensione dei benefici del SIA: la scelta della Regione Umbria

La Regione Umbria ha deciso di investire circa 12 milioni del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale previsti dal Programma operativo regionale 2014 - 2020 (di cui abbiamo parlato in questo focus) per favorire l'inclusione lavorativa e sociale di altri nuclei familiari che sarebbero esclusi dalla misura SIA.

Dal comunicato "Lotta alla povertà: regione stanzia dodici milioni ad integrazione piano nazionale per l'inclusione attiva. In Umbria oltre 6.300 famiglie interessate" [link esterno] pubblicato sul sito della Regione Umbria apprendiamo infatti che, secondo una stima realizzata dalla Regione sulla base dei dati forniti dall'INPS regionale "i nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 Euro nell'anno 2015, sono stati 6.363. […] alla Regione Umbria, potrebbero essere assegnate per l'anno 2016 risorse pari ad 8.373.875 euro mentre, si può stimare che per l'anno 2017 le risorse aumenteranno ad 11.018.230 euro. Simulando lo stesso calcolo effettuato a livello nazionale […], si stima che con tali risorse si possano raggiungere circa 3.195 nuclei familiari, cioè il 50,2% dei nuclei familiari potenzialmente eligibili al SIA."

Le risorse investite dalla Regione Umbria potranno quindi andare a sostenere sia le famiglie che sono in possesso dei requisiti per la misura SIA ma che non sono rientrate tra i nuclei familiari beneficiari, sia le famiglie che non hanno i requisiti per accedervi (ad esempio, perché possiedono un ISEE superiore a 3.000 Euro).

Le misure adottate dalla Regione Umbria per favorire l'inclusione sociale e lavorativa di un numero più elevato di famiglie sono di due tipi:


Qualche considerazione: le famiglie con persone con disabilità?

Nel nostro focus "Dati sulla spesa sociale: una fotografia del paese nel rapporto annuale dell'ISTAT" avevamo affrontato il tema dei costi - diretti e indiretti - che le famiglie con componenti con disabilità, sono costrette a sostenere quotidianamente.

Dall'analisi era emerso che "la spesa che le famiglie sostengono per la cura incide per il 29,5% sul reddito familiare, con la conseguenza che la maggioranza (56,4%) non riesce più a farvi fronte e ricorre ai ripari: il 48,2% ha ridotto i consumi, pur di mantenere il collaboratore; il 20,2% ha intaccato i propri risparmi; addirittura il 2,8% delle famiglie si è dovuta indebitare". Inoltre "l'assistenza e il lavoro di cura è talmente irrinunciabile (ben l'84,4% dichiara di non poterne fare a meno) che alcune famiglie (in media il 15,1%) hanno cominciato a considerare l'ipotesi che un membro delle stesse possa rinunciare al lavoro per «prendere il posto» del collaboratore".

In considerazione dei costi - spesso "doppi" - che una famiglia con componenti con disabilità è costretta a sostenere, ci auspichiamo che le misure adottate per la lotta alla povertà abbiano tenuto conto anche di questi dati per lo stanziamento dei fondi e per l'individuazione delle misure volte a favorire l'inclusione sociale e lavorativa delle stesse persone con disabilità.


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Data: 9/07/2016
Sezione: Focus » Archivio per argomento » Servizi e politiche socio-sanitarie
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