Il punto sui Fondi Strutturali Europei 2014-2020

a cura di Pierangelo Cenci

Il tema dei Fondi Strutturali Europei è di vitale importanza per lo sviluppo futuro delle politiche sociali nei Paesi aderenti all'Unione Europea (UE) ed, in particolare, di quelle dell'Italia. Un resoconto del convegno tenutosi a Roma dal Forum Nazionale del Terzo Settore e dalla Fondazione CON IL SUD cercherà di fare il punto in merito all'Accordo di partenariato dell'Italia per i Fondi Strutturali Europei per i prossimi sette anni, dei loro Obiettivi Tematici (in particolare quello dedicato all'inclusione sociale e lotta alla povertà), del ruolo di Governi nazionali e regionali e, infine, dell'importante compito che il Terzo Settore dovrà avere nella fase di partecipazione alla programmazione e in quella di monitoraggio dell'appropriatezza della gestione delle risorse europee.

La scorsa settimana, a Roma, si è tenuto un seminario denominato «Fondi Europei 2014-2020 e il ruolo del Terzo Settore» (organizzato dal Forum Nazionale del Terzo settore, con la partecipazione della Fondazione CON IL SUD), in cui si è fatto il punto sul ruolo centrale che il Terzo Settore dovrà avere nell'immediato futuro per far sì che i Fondi Strutturali Europei, che verranno destinati per i prossimi sette anni (dal 2014 al 2020), vengano gestiti nel modo più appropriato possibile rispetto alle necessità delle persone cui le politiche sociali sono rivolte.

Al seminario hanno partecipato - oltre che Pietro Barbieri (come portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, nonché ex presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap nazionale) e Carlo Giacobini, direttore di Handylex.org - anche alcuni delegati delle FISH regionali. Tra questi, era presente anche una delegata della FISH Umbria ONLUS: grazie alla sua testimonianza e ai numerosi appunti presi, è stato possibile fare un po' di chiarezza in questa complessa ed importante materia.

I Fondi Strutturali Europei, che contribuiscono ai princìpi di coesione economica, sociale e territoriale tra i Paesi dell'UE, sono strumenti finanziari, di programmazione e di pianificazione che l'UE mette in campo per sostenere diversi progetti di sviluppo all'interno dei Paesi aderenti all'UE.

I due e più recenti Fondi Strutturali Europei, che vengono detti anche «Fondi SIE (Strutturali e di Investimento Europei)», sono:

I Fondi SIE hanno un triplice obiettivo:

I Fondi SIE sono di vitale importanza per il finanziamento a politiche sociali, in quanto rappresentano il 36% del bilancio comunitario: sono previsti circa 352 miliardi di Euro che l'UE ha messo a disposizione per il periodo 2014-2020.

Di queste risorse, all'Italia sono stati assegnati 32.268 milioni di Euro, così distribuiti:

Si precisa che il concetto di sviluppo di una regione fa riferimento al PIL (Prodotto Interno Lordo) pro capite compreso tra una soglia inferiore al 75% di quello medio dell'UE (regione meno sviluppata) ad uno maggiore o uguale al 75% della media europea (regione in transizione) fino ad uno maggiore o uguale al 90% della media europea (regione più sviluppata).

Ai Fondi SIE, inoltre, ha contribuito anche il Governo nazionale, il quale, nella Legge di Stabilità per il 2014, ha stanziato circa 24 miliardi di euro di quota di compartecipazione. È prevista, poi, una piccola quota di compartecipazione anche da parte delle regioni.

Il totale, quindi, delle risorse disponibili nell'ambito dei Fondi SIE è di circa 60 milioni di Euro.


L'accordo di partenariato e gli 11 ambiti di intervento dei SIE

La definizione degli obiettivi che dovranno essere finanziati con i Fondi SIE viene definita attraverso un Accordo di partenariato [link a file in PDF], il cui nome rendere evidente l'intenzione dell'UE di definire un piano condiviso con i vari Paesi membri e con le parti sociali; non più, quindi, piani strategici imposti dall'alto, ma accordi condivisi con gli attori che dovranno utilizzare i fondi, con norme e regolamenti che varranno per i prossimi sette anni.

I Fondi SIE 2014-2020 si strutturano in 11 Obiettivi Tematici (OT):


OT 9. Inclusione sociale e lotta alla povertà

Da parte delle persone con disabilità, delle loro famiglie e delle associazioni che ne promuovono e tutelano i diritti, è  sicuramente l'Obiettivo Tematico n. 9 quello sul quale, più di tutti, viene focalizzata l'attenzione.

A livello di risorse allocate per l'OT 9, il FESR destina circa 1.040 milioni di Euro (circa il 5% del totale) di cui all'Italia andrà il 5,2%; più corposo, invece, è il FSE che, per questo Obiettivo, destina circa 2.159 milioni di Euro (circa il 21,6% del totale) di cui all'Italia spetterà il 20,8%.

L'OT 9 è suddiviso in 6 sotto-obiettivi tematici che si sviluppano in specifiche azioni. Rimandando la lettura al documento completo di cui sopra, di seguito riportiamo le azioni più significative dei primi 4 sotto-obiettivi tematici dell'OT 9.

Per quanto riguarda l'OT 9.1 «Riduzione della povertà, dell'esclusione sociale e promozione dell'innovazione sociale», si ritengono interessanti le azioni:

Per quanto riguarda l'OT 9.2 «Incremento dell'occupabilità e della partecipazione al mercato del lavoro, attraverso percorsi integrati e multi-dimensionali di inclusione attiva delle persone maggiormente vulnerabili», si ritengono interessanti le azioni:

Per quanto riguarda l'OT 9.3 «Aumento/ consolidamento/ qualificazione dei servizi e delle infrastrutture di cura socio-educativi rivolti ai bambini e dei servizi di cura rivolti a persone con limitazioni dell'autonomia», si ritengono interessanti le azioni:

Per quanto riguarda l'OT 9.4 «Riduzione del numero di famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche in condizioni di disagio abitativo», si ritiene importante l'azione:


Il ruolo del Governo nazionale e delle Regioni

Ciascuno degli Obiettivi Tematici, dei sotto-obiettivi tematici e delle azioni dovranno essere sviluppati in programmi operativi, che si dividono in:

Entrambi hanno il compito di delineare gli obiettivi specifici all'interno dei sotto-obiettivi.

In questi mesi, i Governi nazionali hanno già elaborato il proprio PON. Entro il 22 luglio 2014, le Regioni dovranno elaborare il proprio POR.

La Regione Umbria, già dal giugno 2013, attraverso il documento denominato «Quadro Strategico Regionale 2014-2020 (QSR)» [leggi il file in PDF], ha già delineato gli obiettivi fondamentali che caratterizzeranno la programmazione dei prossimi 7 anni.


Il ruolo del Terzo Settore

La presentazione dell'Accordo di partenariato durante il convegno di Roma ha aperto la speranza che, con questa maggiore condivisione tra l'UE e gli Stati membri, si possa arrivare ad un più completo utilizzo delle risorse economiche messe a disposizione a ciascun Paese ed a un più appropriato utilizzo degli stessi.

In questo senso, il Terzo Settore ha un ruolo ancora tutto da giocare. Come ha affermato Pietro Barbieri a margine del convegno di Roma sulle pagine di Superando.it [link a sito esterno], infatti, «nella precedente programmazione [Fondi Strutturali Europei 2007-2013, N.d.R.] ci siamo trovati a partecipare con un ruolo subalterno, costretti a subire le inefficienze altrui. Per i prossimi sette anni vogliamo intervenire con un ruolo di primo piano nell'Accordo di Partenariato e nello sviluppo locale perché non sia anche questa un'occasione mancata».

Diventa fondamentale, quindi, che le Associazioni che promuovono e tutelano i diritti delle persone intervengano adesso in un'azione di "pressing" nei confronti delle proprie Amministrazioni regionali per chiedere di partecipare alle consultazioni affinché sia tutelata e garantita la possibilità per le persone di non essere discriminate e di non vedersi sottratte opportunità importanti a causa di un utilizzo improprio dei Fondi SIE.

Si tenga presente, inoltre, che nell'Accordo di partenariato viene chiaramente espresso che la partecipazione deve essere garantita dagli Stati e dalle Regioni anche in una fase successiva alla presentazione dei PON e POR, ossia nella fase di monitoraggio e controllo della gestione dei Fondi SIE.

«Pertanto - come ha dichiarato ancora Barbieri in un altro articolo pubblicato su Superando.it [link a sito esterno] - quello che dobbiamo fare oggi è di presidiare i Fondi Strutturali Europei e garantire presenza e partecipazione vera, vera attuazione dei processi, veri partenariati. Senza dimenticarci il nostro ruolo di monitoraggio e pressione perché i Fondi stessi vengano utilizzati al meglio. Il Terzo Settore deve insomma saper costruire progettualità e avere consapevolezza delle sue capacità. Dobbiamo alzare la testa, evidenziare il nostro ruolo e le nostre competenze, per essere rispettati e considerati come un interlocutore autorevole».


Data: 29/05/2014
Sezione: Focus » Archivio per argomento » Servizi e politiche socio-sanitarie
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