Sono finalmente chiusi tutti gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

a cura di Pierangelo Cenci

La chiusura di tutti gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, annunciata dalla ministra alla Salute Lorenzin lo scorso 20 febbraio, è un evento storico per il nostro paese. Apre una nuova fase in cui non bisognerà far diventare le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza dei "mini-OPG", ma, al contrario, si dovrà puntare allo sviluppo di tutte quelle misure di cura alternative alla detenzione, potenziando i servizi di salute mentale e quelli del territorio.

Il 20 febbraio scorso la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato: «Oggi è una giornata storica perché siamo arrivati al raggiungimento di questo fondamentale obiettivo che è il superamento definitivo degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), ormai realizzato in tutta Italia: abbiamo infatti ancora solo sei pazienti che saranno trasferiti a giorni dall'ultimo OPG rimasto che è quello di Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia […]. Siamo riusciti a realizzare questo grande traguardo, nei diritti umani e nel percorso della salute mentale».

La dichiarazione della ministra è avvenuta durante un incontro per fare il punto sulla situazione degli OPG, insieme a Franco Corleone, commissario unico nominato dal Governo per la chiusura degli stessi. Gli OPG chiusi in tutta Italia, incluso quello in via di cessazione in questi giorni di Barcellona Pozzo di Gotto, sono in totale sei, e circa 1.500 persone vi sono state "internate".

Ricordiamo, brevemente, che, dopo la Legge n. 180 del 13 maggio 1978 (sulla chiusura dei manicomi, conosciuta, sebbene impropriamente, come "Legge Basaglia"), era rimasto scoperto ancora il "buco nero" dei manicomi criminali, ossia gli OPG, quelle strutture che nel 2011 una Commissione d'inchiesta del Senato della Repubblica definì una sorta di "inferno in terra" (e di cui abbiamo detto qui presentando il film-documentario del 2013 "Lo Stato della follia" di Francesco Cordio). Con la Legge n. 81 del 30 maggio 2014 [link a pagina esterna] (relativa a disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari), l'Italia, con più di trent'anni di ritardo, ha affrontato anche questa questione introducendo le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS), le strutture che sostituiscono gli OPG.

La ministra ha altresì precisato che il Governo ha deciso di continuare a mantenere attiva una cabina di regia e di monitoraggio della riforma (la Legge n. 81/2014) e procedere, successivamente, con dei passi che riguardano più aspetti attinenti al campo della Giustizia che a quello della Sanità.

Corleone - il cui compito è, di fatto, terminato - ha sottolineato la straordinarietà del risultato che dal 2015 ad oggi ha visto aprire, in modo scaglionato, tutte le REMS. Le REMS attive sono attualmente trenta, ma a regime arriveranno a trentadue.

A partire da aprile 2015, ha spiegato Corleone, nelle REMS vi sono stati 950 ingressi e 415 dimissioni, in un costante coordinamento con i Dipartimenti di Salute Mentale. Il punto che ha tenuto a sottolineare è che le persone dimesse hanno avuto accesso alle diverse strutture del territorio: alcune sono in libertà e altre in diverse strutture territoriali. Nelle REMS, attualmente, ci sono 604 posti e sono ospitate 569 persone, delle quali 350 con una misura definitiva e 215 con una misura provvisoria.

A commento delle parole della ministra Lorenzin e del commissario Corleone, Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Denise Anerini e Patrizio Gonnella, a nome del "Comitato Stop OPG" - l'organismo che ha svolto in questi anni un ruolo fondamentale per arrivare alla riforma del 2014 -, hanno dichiarato in una nota che dopo la chiusura degli OPG, si dovrà ora fare in modo che le REMS assumano un ruolo residuale, puntando in parallelo al potenziamento dei servizi di salute mentale territoriali e del welfare locale.

La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, affermano dal "Comitato Stop OPG", è un evento storico per l'Italia, che conferma, dopo la chiusura dei manicomi del 1978, di essere all'avanguardia nella legislazione per il diritto delle persone che hanno necessità di tutela della salute mentale.

«Si tratta - si legge nella nota - di un risultato ottenuto grazie a una proficua e dialettica collaborazione fra Società Civile e Istituzioni e al lavoro di tanti operatori, che dimostra quanto sia preziosa la partecipazione democratica nei processi di cambiamento e innovazione».

Ciò che il "Comitato Stop OPG" auspica che le REMS non diventino dei "mini-OPG", ma anzi che assumano un ruolo sempre più residuale, andando in parallelo con lo sviluppo di tutte quelle misure di cura alternative alla detenzione, come prescritto dalla Legge n. 81/2014, ovvero con il potenziamento dei servizi di salute mentale e di quelli territoriali, «costruendo concrete alternative alla logica manicomiale, per affermare il diritto alla salute mentale e alla piena e responsabile cittadinanza per tutte le persone, senza distinzione, come vuole la nostra Costituzione».


Data: 1/03/2017
Sezione: News » Archivio per argomento » Politiche/Servizi socio-sanitari
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