Inclusione scolastica: Salvatore Nocera risponde alle critiche di Dario Ianes

a cura di Pierangelo Cenci

La questione del progetto di legge sull'inclusione scolastica continua a alimentare un accesso dibattito in merito ai vari aspetti sui quali vorrebbe porre innovazione. Se coloro che non sono favorevoli alla proposta continuano ad insistere su alcuni aspetti a loro avviso critici (in particolare, la sanitarizzazione della docenza, il ruolo "blindato" dell'insegnante di sostegno), i sostenitori della proposta, invece, spiegano che entrambe le critiche sono assolutamente infondate e che la riforma, al contrario, ha esattamente lo scopo opposto. In questo focus, Salvatore Nocera risponde alle critiche di Dario Ianes.

La questione della riforma del sostegno scolastico (proposta di legge n. 2444 "Norme per migliorare la qualità dell'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali" di cui abbiamo detto anche in questo approfondimento) non trova ancora una visione univoca. Sia in questo sito, che nella nostra pagina Facebook potete seguire i vari contributi al dibattito.

Quello che presentiamo oggi è un "botta-e-risposta" tra due figure di spicco nel campo dell'inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità: Salvatore Nocera e Dario Ianes.

Il primo, avvocato e già Vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), è, da sempre, un sostenitore della proposta di legge presentata dalle due federazioni FISH e FAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabili).

Il secondo, docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all'Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, ha più volte manifestato la propria contrarietà su molti aspetti della proposta di legge.

In particolare, Nocera replica a Ianes sulla critica riguardo alla paura della delega che gli e le insegnanti curriculari farebbero a quelli e quelle di sostegno: «Miglior antidoto contro la delega - sostiene Nocera - è il rafforzamento delle competenze per l'inclusione di tutti i docenti. Ma la specializzazione, dopo tre anni, è necessaria».

Allo stesso tempo, Nocera contesta l'ipotesi sollevata da Ianes rispetto alle «cattedre miste» e ai «gruppi di consulenti itineranti», poiché i tempi non sono maturi.

La maggiore critica che Ianes (e altri in verità) hanno sollevato contro la proposta di legge è quella relativa al timore che l'insegnante di sostegno diventi «super specializzato e blindato nel suo ruolo - cosa che, sostiene Ianes - facilita la delega dei docenti curriculari a quelli per il sostegno».

Nocera, infatti, sostiene che la proposta prevede una serie di misure che tendono a rafforzare sia le competenze degli e delle insegnanti curriculari che di quelli e quelle con specializzazione per il sostegno. Nell'articolato della proposta di legge, infatti, sono previsti corsi di formazione obbligatoria in servizio all'inizio d'anno, di almeno 25 ore, sulle condizioni di salute degli alunni e delle alunne con disabilità o altri bisogni educativi specifici per tutto il corpo docente. «È questo - sostiene Nocera - il miglior antidoto contro il processo di delega». Le competenze sulla disabilità, insomma, non riguarderebbero solo gli e le insegnanti di sostegno, ma tutto il personale docente.

Dopo la formazione generale, si propone un percorso specifico potenziato rivolto ai futuri e alle future docenti specializzati/e per il sostegno didattico. Nello specifico, si prevede un percorso unico o parallelo, di durata triennale, nei corsi di laurea in scienze della formazione primaria. Dopo il terzo anno, gli studenti e le studentesse potranno scegliere se specializzarsi nel sostegno o proseguire nel percorso ordinario.

È al quarto anno, quindi, che i piani di studio di coloro che scelgono il sostegno si differenzieranno da coloro che sceglieranno la docenza curriculari, approfondendo una serie di aspetti che non è possibile affrontare in un corso di base generalista. Nocera, in particolare, riscontra da tempo «l'inadeguatezza dell'attuale preparazione, quando i docenti per il sostegno si trovano a fronteggiare alcune disabilità gravi e/o specifiche» - in particolare il riferimento è soprattutto alle persone con disabilità con menomazioni alle funzioni sensoriali e le persone con autismo - «per cui occorrono preparazioni adeguate che non possono essere approfondite in un solo anno di corso insieme a tante altre».

In pratica, ai primi tre anni comuni di studi universitari di pedagogia, didattica, lingue e singole discipline, seguiranno due anni di specializzazione per rispondere ai bisogni educativi speciali derivanti dalle diverse condizioni personali e di salute degli alunni e delle alunne con disabilità. Il percorso si concluderà con un anno di tirocinio formativo attivo da svolgere in contesti inclusivi. Alla fine di questo percorso, secondo coloro che sostengono la proposta di legge, gli e le insegnanti di sostegno assumeranno una funzione mediatrice didattica per l'inclusione, in dialogo con tutto il corpo insegnante e non - come sostengono invece coloro che si oppongono la proposta - un ruolo "blindato".

Nocera, invece, muove perplessità rispetto alla proposta di Ianes di formare "gruppi di consulenza itineranti", dal momento che pare «poco realistica, stante l'attuale assoluta impreparazione dei docenti curriculari sulle didattiche inclusive, dal momento che tali gruppi potrebbero incontrare le singole classi solo per un paio d'ore alla settimana, con costi discreti di spostamento e con possibili resistenze psicologiche da parte dei colleghi curriculari».

Anche l'idea della «cattedra "mista", mezza curriculare e mezza per il sostegno», non trova un parere favorevole da parte di Nocera: a suo avviso, infatti, questa cattedra "mista" sarebbe in contrasto con il principio della continuità didattica, e, concretamente, «sarebbe resa difficoltosa o impossibile se gli alunni con disabilità avranno ciascuno più di un docente per il sostegno e per talune discipline curriculari. A questo punto - conclude Nocera - vorrei sperare che anche il professor Ianes - preso atto di quanto ho cercato di chiarire - ci aiuti a fugare leggende metropolitane come quella secondo la quale la nostra proposta di legge creerebbe un futuro docente specializzato più in aree sanitarie o assistenziali che in quelle della didattica».


Data: 19/06/2015
Sezione: Focus » Archivio per argomento » Istruzione
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